Una Europa “chiusa, paurosa, egoista, stanca, vecchia”, “senza una visione del futuro”, incapace “di essere fedele alle sue tradizioni di rispetto dei diritti umani”. È molto triste il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, che analizza a tutto tondo quanto sta accadendo nella gestione della crisi migratoria in atto. Con un appello finale, che esprime le preoccupazioni della Santa Sede: “Europa, ritrova la tua bellezza, forza e genialità”.
La Svezia sta pensando a rimpatri di massa di 60/80 mila richiedenti asilo bocciati, l’Olanda discute di un piano per rimandare i migranti a bordo dei traghetti in Turchia e così la Finlandia. Cosa sta accadendo all’Europa democratica e civile?
È un momento molto, molto triste per l’Europa.
È il segno di una Europa incapace di essere fedele alle sue tradizioni di rispetto dei diritti umani.
Ci sono Paesi che dovevano accogliere e invece non lo fanno più, come la Germania. Altri che hanno sospeso il Trattato di Schengen. È una tristezza questa Europa. Come si fa a trattare così queste persone? Posso capire la necessità di fare una distinzione con i migranti economici, perché non siamo più l’Eldorado del passato, ma i profughi che scappano dalla guerra? Come si fa a non accoglierli? In tv vediamo le immagini di queste persone in mezzo al gelo…il pensiero mi suscita molta tenerezza e molta rabbia. Se sono disposti a soffrire tanto vuol dire che vogliono scappare da una situazione ancora peggiore.
In più la Danimarca confisca i beni ai richiedenti asilo e anche la Svizzera sta lavorando a norme simili.
Meglio non dire quale brutto passato evoca. L’uomo torna sempre ai propri peccati. Capisco che un Paese debba sostenere delle spese per accoglierli, ma andare a prendere i loro beni, con tutti i soldi che girano nei Paesi ricchi europei! Non so chi ha messo in testa ai politici queste idee! Vedo profondo egoismo, paura dell’altro e indifferenza. L’atteggiamento dell’Europa è quello di chi dice: “A me degli altri non importa niente, possono pure morire, basta che non disturbino la nostra pace”.
Mesi fa si parlava di quote per redistribuire 160 mila profughi nei vari Paesi. Tutto caduto nel vuoto.
C’è qualche politico o Paese che cerca una soluzione, in un modo o nell’altro. Ma sulle quote non hanno fatto niente. Non ne hanno sistemati nemmeno mille. È possibile che 28 Paesi, con 500 milioni di abitanti, non riescano a trovare una soluzione?
Le soluzioni sembrano essere la costruzione dei muri, la blindatura delle frontiere, i rimpatri.
Capisco che non è facile ma cacciarli tutti non risolve il problema. L’Europa per secoli è stata il centro della civiltà. Non è mai stata così chiusa, paurosa, egoista, stanca, vecchia. Speriamo che, arrivati così in basso, ci sia una reazione. Altrimenti, che fine fa l’Europa? Contano solo i soldi e l’economia? Si cerca di salvare le banche senza pensare che contemporaneamente, nel solo mese di gennaio, sono arrivati circa 50 mila profughi. Alle banche interessa più la perdita di mezzo punto di tasso di interesse che la vita di 50 mila persone che vagano per l’Europa al freddo e al gelo. È molto triste, siamo molto egoisti, e mi ci metto dentro anche io: viviamo nell’opulenza e nel superfluo.
Norvegia, Francia e Austria hanno reintrodotto i controlli alle frontiere, la Svezia, la Danimarca e la Germania hanno chiesto di sospendere il trattato di Schengen per due anni. Questo cambierà le rotte dei migranti e scaricherà di nuovo i problemi solo su Italia, Grecia e Spagna.
Per forza, i flussi migratori non si fermano, sono come l’acqua. Si può fare un muro ma prima o poi troveranno uno spazio per andare avanti. Mettere in discussione Schengen, o in prova per due anni, vuole dire che la povera Grecia e la povera Italia saranno sommerse dai flussi, quindi tutto il peso dell’arrivo, della scelta cadrà sui soliti due Paesi. L’Europa obietta: “Ma noi vi aiutiamo”. E come? Come ci hanno aiutato fino ad adesso? Si guarda solo al profitto, ai soldi. Sono consapevole che sono problemi enormi ma serve un pò più di apertura.
Mercoledì lei ha incontrato Papa Francesco. Cosa vi siete detti?
Non posso dirlo, se non che il Papa segue tutte queste vicende ed è preoccupato. Non perde occasione, in ogni suo discorso, per parlare dei migranti e dei profughi. Anche nel discorso al corpo diplomatico ha parlato quasi solo delle migrazioni. È il problema numero uno, insieme al dialogo con l’islam. Purtroppo, se si continuano a vendere le armi, ci saranno sempre Paesi in guerra. E se alcuni Paesi sono più ricchi di altri ci sarà sempre la migrazione. Ora, con un milione di persone arrivate in Europa lo scorso anno, è ancora più necessario studiare il problema e cercare soluzioni: serve più generosità e una politica aperta e intelligente.
L’appello del Papa ad accogliere i profughi nei conventi e nelle parrocchie è servito?
Il Papa ha lanciato delle idee ma a volte non è facile. Nelle strutture della Chiesa, nelle parrocchie e conventi italiani si è fatto parecchio, si parla di 27-32 mila persone accolte. Le autorità civili italiane, in fondo, si comportano con più generosità rispetto ad altri Paesi ma ora bisogna stare attenti perchè se quelli che passano nella rotta balcanica trovano i muri e i reticolati tornano in Italia.
A proposito di Italia: l’abolizione del reato di clandestinità è stata rimandata. Che ne pensa?
Mi ha fatto piacere che le massime autorità tra i giudici abbiano detto chiaramente che il reato di clandestinità non ha senso. Saranno pure irregolari, ma essere messi in galera o dover pagare una somma non è giusto, è assurdo.
Per concludere: qual è il suo appello all’Europa in un momento così critico?
Europa bella, che ho sempre amato tanto per la cultura e per tutto ciò che di positivo hai dato al mondo, ritrova la tua bellezza, forza e genialità. Sono sicuro che si riprenderà ma in questo momento ha molta paura e non ha una visione del futuro.