DIOCESI – Lectio delle Sorelle Clarisse sulle letture di domenica 29 Gennaio.
Leggevo un testo di un noto esegeta che riportava questa espressione: “Si può ostacolare la profezia ma non ucciderla; la sua vitalità è incontenibile perché viene da Dio”.
E’ questa la realtà che, la liturgia di questa domenica, ci lascia intravedere.
Gesù, dall’interno della sinagoga di Nazareth in cui tutti lo stavano ad ascoltare «meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca», si ritrova cacciato fuori e condotto «fin sul ciglio del monte» per essere buttato giù…e proprio dalle stesse persone!
«Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino». E’ difficile, per noi, accettare un Messia banale, quotidiano, che addirittura si presenta come il figlio di un falegname, proveniente da una cittadina quasi insignificante nella carta geografica di quel tempo.
Un Dio così ci sdegna, non ci dà sicurezza…un Dio che “si mischia” con i pagani, con gli stranieri, con chi, secondo i nostri schemi, non lo merita…invece che essere un “Dio dignitoso”, che sceglie vie di rivelazione a lui confacenti come il miracolo o la teofania eclatante.
Finché l’uomo sarà chiuso nelle sue piccole conquiste e credenze, sarà e rimarrà sempre spettatore di un Cristo che passa oltre nella sua vita.
La fede, che questo Gesù che riprende il cammino verso Gerusalemme chiede, è l’umile accoglienza di un Dio che parla nella nostra “piccola” ed unica storia di ogni giorno.
Lo stesso Dio che ha parlato, chiamato e scelto Geremia per la sua missione di profeta, annunciatore e testimone della sua Parola. Un Dio che, nonostante le reticenze e le paure dello stesso giovane, si affianca al suo cammino non per “nascondergli” le difficoltà del vivere ma per donargli quella forza, quell’amore, quella sapienza necessaria per affrontarle ed attraversarle.
Un Dio che non promette un avvenire calmo e tranquillo al riparo dalle situazioni di difficoltà ma che dona la sua presenza!
E’ vero…la profezia, la Parola va avanti, procede nel suo cammino perché viene da Dio. E il cammino, la strada, il sentiero che Dio ci chiede di percorrere è fatto di passi di carità. Passi di benevolenza, di magnanimità, passi che non si appesantiscono di invidia, di vanto, di orgoglio, di mancanza di rispetto, di interesse personale, di ira, di ingiustizia; passi di una carità che «tutto scusa, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta»…passi di una carità che non si ferma, ma prosegue sempre la sua strada!
Conclude questo esegeta: “Non devo cercare lontano per intuire l’eco della voce di Dio, lo scintillio della sua luce. Basta che riprenda a guardare con occhi nuovi, come se fosse la prima volta, ciò che credo di conoscere bene: i volti di chi mi vive accanto, il quotidiano ritorno della luce, le parole della preghiera che ripeto distratto, i riti dell’amicizia e dell’amore”.
Solo attraverso ciò potremo riscoprire ogni giorno il Dio che, come canta il salmo, non delude ma libera, difende, salva…un Dio che è speranza, fiducia, giustizia, meraviglia…nella nostra vita, per la nostra vita, per la vita di chi ci è accanto!