Si parla tanto, oggi, e forse a volte fuori luogo, di bellezza facendo riferimento unicamente a quella fisica. “La bellezza vera e tanto antica” ci ricorda s. Agostino “è quella di Dio”. Dostoevskij ne l’Idiota si chiede “quale bellezza salverà il mondo?”. La cultura greca, con un termine appositamente coniato, accomuna bellezza, silenzio e ascolto nella “kalokagathia” ossia la santa bellezza ricercata dai monaci nel deserto monastico, e il poeta Elytis, nobel nel 1979, così canta in una sua lirica: “Sta un momento accanto al silenzio e accoglierai tra le tue braccia la bellezza”.
Per la Chiesa i veri tesori di bellezza, da sempre, sono stati i credenti, i fedeli, gli ultimi e tra le icone viventi della bellezza cristiana c’è oggi certamente san Pio da Pietrelcina, uomo di preghiera, sofferente, austero, semplice, ultimo, figlio di quel mondo contadino meridionale ormai scomparso, che con sapiente silenzio si schermiva, ad immagine di Maria, la Madre del Signore, e strepitava e protestava se veniva fatto oggetto di qualsiasi attenzione pubblica, molto spesso fuori luogo.
Ricordo molto bene, anche se sono decorsi ormai molti anni, invero più di mezzo secolo, di avere intravisto per la prima volta nella mia vita l’umile frate stigmatizzato del Gargano affacciato alla finestra del piccolo convento francescano di San Giovanni Rotondo, nel corso di una manifestazione di saluto alla effigie della Vergine di Fatima, pellegrina nel lontano 1959 nelle città capoluogo di provincia italiane ed eccezionalmente portata anche nel convento francescano di Padre Pio di S. Giovanni Rotondo.
Si era proprio al momento della partenza della statua mariana che veniva portata in processione verso l’allora neonato ospedale Casa Sollievo della Sofferenza dal cui terrazzo sarebbe ripartita in elicottero, e mentre si salutava la Vergine con preghiere e canti, qualcuno tra la folla notò il santo frate affacciato alla finestra e da vero “esaltato” si mise ad additarlo, distraendo di conseguenza l’attenzione dei fedeli e scompigliando in un certo senso la manifestazione mariana. Insieme a tutti i miei compagni del gruppo parrocchiale, udimmo, giacché ci trovavamo proprio sotto la finestra del convento, come
un “urlo“ assordante del Padre Pio che invitava, in dialetto meridionale, a guardare “a’ Madònne”
e confesso che a me, allora fanciullo di prima comunione, pareva incredibile che “un santo” potesse arrabbiarsi in tal modo. Per riportare la manifestazione mariana nel suo giusto alveo, il frate stigmatizzato del Gargano fu “costretto” a ritirarsi dalla finestra e a non farsi vedere dai fedeli.
Col tempo ho capito quanto fosse stato sofferto ed educativo quell’urlo che esemplarmente additava ai presenti la scelta del silenzio, della preghiera di affido alla Madre e dell’umiltà di fronte alla popolarità di piazza, in cui tutto è visto in rapporto al successo e all’auto promozione.
Anche a distanza di anni, ricordo vivamente quella forte lezione ricevuta da s. Pio, amato da milioni di fedeli, il quale con santa e spicciola pedagogia richiamava ai valori veri quella fragilità di certa povera fede fondata solo sullo strepitoso e sul “very popular”.
Perciò, mi ha sempre colpito la vita interiore e la testimonianza di autentico “ultimo del Vangelo” di questo santo moderno, nostro contemporaneo e conterraneo, così personalmente disinteressato, con un carattere a volte duro e scontroso, reso tale forse proprio da quelle masse zuccherose di fedeli sempre pronte a collezionare sensazioni, ma in fin dei conti sempre amorevole e concretamente disponibile verso tutti.
San Pio da Pietrelcina non amava le derive miracolistiche e gli “osanna” pubblici:
in lui, silenzioso figlio di umili contadini del nostro Mezzogiorno, il messaggio dell’Evangelo vissuto nell’obbedienza francescana, ha fruttificato conversioni e prodigi, ottenuti tutti dalla sua incessante preghiera al Signore. Una figura trasparente e radicale la sua, ammirata, come mi è capitato di registrare più volte, anche da amici non cattolici i quali lo ammirano e quasi ce lo invidiano.
Ma la fede, come ben sappiamo, “ha” anche questo, ma “non vive” certamente di questo. E san Pio continua ad “urlarcelo” a più non posso.
(*) direttore dell’Ufficio per le comunicazioni sociali dell’arcidiocesi di Manfredonia-Vieste-S. Giovanni Rotondo