Tale rito è sicuramente molto suggestivo anche per chi non è molto vicino alla fede o alla pratica liturgica; ma noi, ad ogni inizio del periodo ‘forte’ a carattere battesimale e penitenziale che è la Quaresima, dobbiamo ricordare il duplice significato di questo gesto. La cenere – e il suo ‘sinonimo biblico’ che è la polvere – è il segno della debole e fragile condizione dell’uomo. Abramo infatti, rivolgendosi a Dio, dice: ‘Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere’ (Gen 18,27). Sempre in Genesi 2,7 è detto che Dio plasmò l’uomo con la polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita. Il soffio che viene da Dio è il segno divino, il sigillo di vita e di spiritualità comunicato dal Signore, ma la polvere del suolo è il segno della nostra finitudine.
Ma la cenere è anche il segno esteriore di colui che si pente dei propri peccati e decide di compiere un rinnovato cammino di conversione verso il Signore. Particolarmente noto è il testo biblico della conversione degli abitanti di Ninive, dovuta alla predicazione del profeta Giona: ‘I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, grandi e piccoli. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere’ (Gio 3,5-6 e seguenti).
La liturgia del Mercoledì delle Ceneri conserva questo duplice significato, che viene espresso nella duplice formula di imposizione delle ceneri: ‘ricordati che sei polvere e in polvere ritornerai’ e ‘convertitevi e credete al Vangelo’. Formule che ci introducono nel cammino che si apre davanti a noi nella Quaresima”.