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Sorelle Clarisse: “Non di solo pane vivrà l’uomo”

DIOCESI –  Lectio delle Sorelle Clarisse sulle letture di domenica 14  Febbraio.

Troppo spesso ci limitiamo a leggere le tentazioni con cui il diavolo attacca Gesù come la proposta fuorviante di seguire le vie dell’idolatria, quali il potere, il successo, la realizzazione personale e la soddisfazione esclusiva dei propri bisogni. Ma la tentazione reale consiste invece nel voler deformare la figura di Dio, la vera fisionomia del Dio della storia di Israele, del Dio attestato nella Scrittura.

Ma…cominciamo da principio!

Qual è la fisionomia del Dio di Israele? La prima lettura, un testo tratto dal Libro del Deuteronomio, ce ne fa un preciso identikit: ci parla di un Dio che dà, che dona, che consegna in eredità…un luogo dove abitare, una vita, una storia, una terra da cui trarre nutrimento. Un Dio che ascolta, che vede e osserva, che libera, che accompagna, custodisce, conduce, protegge, istruisce. Ed è un Dio che Israele ha imparato a conoscere lungo il corso della sua storia e che lo ha condotto da una situazione iniziale di precarietà, di erranza, di insicurezza, diventata poi esperienza di schiavitù, al possesso di una terra fertile e feconda, al luogo scelto dal Signore stesso come dimora stabile e segno concreto della sua alleanza con il popolo, con l’uomo. Ed è un percorso che passa attraverso il deserto, un deserto in cui Israele sperimenta la “compagnia” di Dio ed impara a conoscerlo, legandosi a Lui; quel deserto in cui ritroviamo Gesù, un Gesù che, guidato e ricolmo della presenza dello Spirito Santo, “scopre” e sperimenta la “compagnia” del Padre e ne fa esperienza.

«Se tu sei Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane. Gesù gli rispose: Sta scritto: non di solo pane vivrà l’uomo». Qual è il Dio di cui Gesù vuole essere figlio? Il Dio per il quale Israele e ogni essere umano non è semplicemente un soggetto di bisogni ma un soggetto di relazione, non uno schiavo ma qualcuno che si pone “faccia a faccia” con Lui.

«…se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me, tutto sarà tuo. Gesù gli rispose: Sta scritto: il Signore Dio tuo adorerai, a Lui solo renderai culto». Dio rende liberi, vivi e vitali coloro che si inchinano a Lui, coloro cioè che riconoscono il suo essere Padre, non solo «Dio dei nostri padri», ma Dio nostro, oggi, nella nostra storia.

«Se tu sei il Figlio di Dio gettati giù di qui […] Gesù gli rispose: E’ stato detto: non metterai alla prova il Signore Dio tuo». Dio non si mette alla prova, non lo si fa oggetto di ricatti, non si condizionano la sua libertà e la sua volontà alle nostre pretese di grandezza.

Contro questi tentativi di deformazione vanno le scelte di Gesù, per riportare all’autenticità del Dio della Parola: non un Dio potente, del successo, di cui ci si può servire per nutrire le proprie ambizioni, ma un Dio che serve, che dona la sua vita per l’uomo, che lo ama fino a spogliarsi di tutto per suo amore e ad accettare l’annientamento di sé.

«Chiunque crede in lui non sarà deluso […] chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato». Sono parole di San Paolo nella sua Lettera ai Romani e che, tanto la storia del popolo di Israele quanto le scelte di Gesù, incarnano e testimoniano.

Lo dice lo stesso Dio: «Mi invocherà e io gli darò risposta: nell’angoscia io sarò con lui, lo libererò e lo renderò glorioso».

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