Di Floriana Palestini
DIOCESI – Nel pomeriggio di sabato 13 febbraio i fidanzati della diocesi si sono ritrovati presso la chiesa di san Benedetto Martire per vivere, insieme al vescovo Carlo Bresciani, il loro giubileo. Guidati dall’ufficio di pastorale familiare, le coppie presenti in chiesa hanno composto un mosaico dal quale risultava il logo del giubileo della Misericordia.
La prima cosa che è risultata evidente da questa figura, disegnata da Marco Rupnik per l’anno giubilare, è il fatto che dei due personaggi si vedessero tre occhi in totale, non quattro come avrebbe dovuto essere.
Questo perché l’uomo e Dio non sono due cose diverse, ma le due facce quasi si fondono per diventare una sola. «Questo è il senso dell’essere misericordiosi – ha affermato il vescovo -. Quando volete bene al vostro fidanzato, questo amore ha qualcosa a che fare anche con Dio, perché dovete imparare a vedere nell’altra persona la presenza stessa di Gesù». Dopo il saluto del vescovo, i fedeli si sono avvicinati al Torrione dal quale è partita la processione verso la Porta Santa in Cattedrale.
Durante la liturgia della Parola, il vescovo Carlo ha poi continuato, rivolgendosi ai fedeli: “Il Vangelo di Luca, in questa prima domenica di quaresima, ci presenta alla meditazione le tentazioni di Gesù nel deserto. Egli ha digiunato quaranta giorni prima di iniziare la sua predicazione. Sapeva di avere una missione importante da svolgere in nome di Dio, suo Padre, e si è preparato coscienziosamente e a lungo nella preghiera e nel digiuno. Anche voi state preparandovi in questo tempo di grazia, che è il vostro fidanzamento, a vivere la gioia della vocazione al matrimonio che il Signore vi ha donato. Essendo tempo di grazia siete chiamati a viverlo nella gioia e nella gratitudine reciproca e al Signore. Il dono dell’amare e dell’essere amati è la cosa più grande, la sola capace di riempire il cuore dell’essere umano e di dare un senso pieno alla vita. L’amore che vi scambiate e nel quale state cercando di crescere in prospettiva di un impegno definitivo per la vita è un grande dono di Dio, da custodire come la perla preziosa che dà luce alla vita.
Logico che Gesù dopo 40 giorni di digiuno abbia avuto fame. Ma è proprio in questo bisogno naturale che si presenta la tentazione, che non è tanto quella del mangiare, ma di aggrapparsi a tutto e rendere lecito tutto perché ha fame. Infatti, il demonio si aggrappa proprio a questo. La tentazione non sta tanto nell’essere spinti a cercare cibo da mangiare (lo fa chiunque ha fame), ma nel rendere lecito qualsiasi modo di ottenere cibo, magari consegnandosi anche al diavolo: siccome ho fame, non importa come lo ottengo, importante è che abbia ciò che io voglio.
Gesù ricorda al diavolo che, se è importante mangiare, la vita umana non è fatta solo della soddisfazione dei bisogni corporali e delle spinte ad agire che essi presentano. Siamo veri esseri umani, in tutta la nostra dignità umana e di figli di Dio, se non ci lasciamo guidare solo dai bisogni o dagli impulsi che sentiamo, magari anche forti, ma ci orientiamo a costruire la nostra dignità di esseri spirituale. Il “non di solo pane vive l’uomo” significa infatti: non della sola soddisfazione dei bisogni fisici o psichici vive l’uomo, ma di valori che danno orientamento e prospettive di futuro alla vita personale e sociale.
Cari fidanzati che oggi celebrate il vostro Giubileo straordinario della Misericordia, questo significa che la bellezza del vostro amore e della vita futura insieme alla quale esso vi apre, non può e non potrà essere da voi goduta se vi lasciate guidare solo dai bisogni fisici, sessuali o psicologi della vostra relazione.
Questi ci sono, come c’era la fame per Gesù dopo quaranta giorni di digiuno, ma non devono essere essi a rendere buono qualsiasi modo di soddisfarli.
La bellezza dell’amore non vive principalmente di essi, anzi tanto più essi diventano la preoccupazione principale, tanto più l’amore si chiude in orizzonti troppo ristretti e poveri di speranza e di aria fresca e pura: esso perde le ali.
A volte questi bisogni ci prendono la mano e ci ripieghiamo su di essi velocemente alla ricerca di soddisfazioni immediate, dimenticando la saggia guida della Parola di Dio, e questo è il nostro peccato di cui, celebrando il Giubileo della misericordia, chiediamo perdono a Dio.
Quando ci pieghiamo sull’immediato, perdiamo fiducia nel futuro e preferiamo impegni di più corto respiro pensando di proteggere così la nostra sicurezza, senza affidarci al sacramento del matrimonio nel quale il vostro amore viene consacrato da Dio e rafforzato dalla sua grazia che aiuta a superare le tentazioni e i conflitti che possono infrangere la relazione.
Altre volte siamo tentati di affidarci al raggiungimento di determinati beni materiali, quasi che siano essi a dare possibilità e solidità al rapporto d’amore oppure preferiamo rapporti più sciolti da vincoli di impegno cristiano consacrato con il sacramento. Puntiamo più su personali sicurezze umane che affidarci nella fede a Dio e nella fiducia a coloro che amiamo. Anche in questo caso Gesù ci ricorda: “non di solo pane vive l’uomo”, svelando la falsità della tentazione che è nascosta nei nostri ragionamenti.
Gesù ama Dio, suo Padre, con tutto se stesso e dona tutta la sua vita per fare la sua volontà. Ciononostante la tentazione entra anche dentro questo grande amore e cerca di svuotarlo del suo vero contenuto, portando ad affidarsi non più a Dio, ma ai beni materiali (prima tentazione), al potere personale (seconda tentazione), o ad attese di aiuti miracolistici buttandosi allo sbaraglio con azzardi sconsiderati (terza tentazione).
Ciò ricorda anche a voi, cari fidanzati, che l’amore che vi lega e vi spinge a stabilire solide relazioni tra di voi, anche nel sacramento del matrimonio, non è esente da tentazioni che minacciano la sua solidità e fedeltà. Ciò vale per tutti: neppure le cose più belle e più sante si salvano senza resistere alla tentazione che vi si insinua con parole allettanti, come quelle che il diavolo presenta a Gesù.
Perfino l’amore di Gesù per Dio, suo Padre, è passato attraverso la tentazione, come ci ha ben detto il brano del Vangelo.
C’è una frase, che chiude il brano, che può sembrare enigmatica: “Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui [da Gesù] fino al momento fissato”. Il diavolo è stato sconfitto, ma non si dà per vinto. Aspetta ancora un momento opportuno per ritornare alla carica.
Quale è questo ‘momento fissato’ di cui parla il Vangelo? Gesù dovette resistere all’ultima suprema tentazione, quando nella sua passione il diavolo tornò a tentarlo, suggerendogli che sarebbe stato inutile morire per amore, solo e abbandonato da tutti: meglio rinunciare a tutto e salvarsi la vita.
Gesù ebbe qui ad affrontare la tentazione più forte che nasce dall’apparente inutilità dell’amore che si presenta quando esso non trova immediata corrispondenza o quando è chiamato alla completa gratuità di fronte alle mancanza dell’altro.
La tentazione in questi casi si fa più forte, perché questo è il momento della massima fecondità dell’amore e al diavolo questo non sta bene e, come sempre fa, tenta di dividere, di separare: vale a dire di spegnere l’amore.
Carissimi noi celebriamo la misericordia di Dio, perché Gesù non è caduto in questa tentazione, non ha tradito il suo amore per noi anche se questo gli è costato tantissimo.
La sua è una misericordia che Egli ha pagato a caro prezzo; il suo non è stato e non è un amore a buon mercato. Per questo possiamo aver sicura fiducia nella sua misericordia.
Ma egli ci insegna come crescere nel nostro amore per lui e nel vostro amore da fidanzati. Se camminate su questa strada, vincendo le tentazioni che il diavolo mette anche sulla vostra strada, il tempo che state vivendo è tempo di grazia.
Se perseverate su questa strada che il Signore ci indica, il vostro amore sarà sicuro e duraturo. Se c’è qualche caduta, purtroppo sempre possibile per la nostra fragilità, sappiate che Gesù è sempre pronto a venirvi incontro e a rimettervi in carreggiata, se lo vorrete. Anche Lui ha dovuto superare le tentazioni, conosce la nostra debolezza e fragilità, ma è pronto a rafforzarci con la sua grazia e il suo perdono attraverso il sacramento della penitenza.
Camminate su questa via, il Signore è al vostro fianco. Appoggiatevi a Lui e alla sua Parola che illumina i nostri passi. Maria, che ha insegnato a Gesù i primi passi dell’amore su questa terra, vi accompagni e interceda per voi tendendovi le sue amorevoli, incoraggianti e tenere braccia di madre”.
Al termine della celebrazione, i responsabili della “pastorale familiare” Marco e Anelide, hanno salutato i fidanzati con un omaggio, pensato per il giorno del loro matrimonio: dentro una bustina bianca, infatti, le coppie hanno trovato un cuscinetto bianco per le loro fedi, sigillate con nastri bianchi e protette idealmente dalla Madonna di Loreto stampata sulla stoffa.