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Cardinale Ravasi: “Per evitare dissolvimento Europa lottare contro smemoratezza e brutture”

Un quadruplice appello, in negativo e in positivo, “per evitare che l’Europa si disperda e si dissolva”, ciò che “purtroppo vediamo spesso accadere ai nostri giorni che hanno privilegiato la pur legittima dimensione economica fino a renderla quasi esclusiva”. Lo ha lanciato ieri il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, nella lectio magistralis “L’Europa e la sfida dell’integrazione: cultura, conoscenza e solidarietà”, svolta all’Università europea di Roma in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’Anno accademico 2015–2016, nel decimo anniversario di fondazione dell’Ateneo. Dopo avere evocato una galleria di volti – anche non credenti – a testimonianza delle radici ebraico-cristiane del continente , tra cui Nietzsche, Chagall, Goethe, Kant, il card. Ravasi ha evocato la necessità, in negativo, di “una lotta contro la smemoratezza, ossia la dimenticanza del proprio passato”, che si traduce in positivo in impegno “per riscoprire il ricordo nel suo significato etimologico, ossia il riportare al cuore, cioè alla coscienza della nostra umanità, i valori della nostra civiltà”. Un ricordo da “rinvigorire contro il rischio della povertà e del vuoto”, in ultima analisi “dell’indifferenza”.
Il secondo impegno rilanciato da Ravasi è quello della bellezza contro la bruttura (categoria morale) e la bruttezza (categoria estetica) “che spesso si intrecciano”. Contro il degrado culturale, morale, ambientale, urbano, occorre educare “al bello le giovani generazioni” nella consapevolezza della complementarietà fra il vero, il bello e il bene. “Non ci si può arrendere all’esistenza solo del rumore o della bruttezza. Occorre in particolare combattere la bruttura morale – ha insistito il porporato -, quel calpestare la coscienza, deriva non tanto dell’immoralità quanto dell’amoralità, riconducibile al grande tema dell’indifferenza”.

Lottare contro ogni tipo di estremismo spirituale e culturale riscoprendo “la potenza, la nobiltà e la ricchezza del lògos, ossia della ragione, che diventa diàlogos, ossia incontro tra lògoi diversi che occorre scavare e intrecciare”.
Il porporato ha quindi messo in guardia da un “rischio double face”: da un lato il “fondamentalismo che respinge il lògos diverso dal nostro e ci invita al duello”, dall’altro “il sincretismo e la banalità che stanno intridendo l’Europa”. Non un duello ma un duetto “in cui due voci possono insieme fare armonia nel rispetto e nella scoperta reciproci”, l’auspicio di Ravasi, secondo il quale, come corollario del dialogo fiorisce un quarto impegno: “quello della misericordia, dimensione che potrebbe anche unire le tre religioni monoteiste, attraverso il dovere di solidarietà, giustizia e amore”.
Un trittico, questo, da dispiegarsi “in tutto il suo respiro per rendere ricca la nostra esperienza europea contro ogni tentazione di chiusura in se stessi”. Solidarietà che nasce dall’”essere tutti figli di Adamo”, senso di giustizia come “monito e spina nel fianco della società”, amore “appello più alto del cristianesimo per l’edificazione di una polis diversa”.