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La famiglia, antidoto a una “società narcisistica e ossessionata dalle comodità”

Zenit, di Federico Cenci

Una famiglia con cinque figli, una con un adolescente disabile, una coppia cosiddetta “irregolare”, una madre che da sola accudisce i propri figli. L’immagine che è stata proposta a Papa Francesco, presso lo stadio “Victor Manuel Reyna” di Tuxtla Gutiérrez, nello Stato del Chiapas, è quella della “cornice della bellezza familiare” che adorna la società messicana.

Una realtà in cui il Papa si è calato come fa un pastore con le proprie pecore. Una serie di fotogrammi consegnano alla storia quest’incontro tra Francesco e la gente messicana, sotto un caldo sole che infiamma il gremito ed eccitato stadio (circa 50mila i presenti). Gli abbracci, soprattutto, come quello che il Pontefice regala a un bambino sulla sedia a rotelle, presente in prima fila, facendosi aiutare dagli addetti alla sicurezza.

Il Papa regala ma anche riceve affetto. E di questo è grato al Signore. “Rendo grazie a Dio – esordisce – per i vostri volti e la vostra presenza, ringrazio Dio per il palpitare della Sua presenza nelle vostre famiglie”.

La gratitudine del Santo Padre per questo incontro esonda nelle sue espressioni, nei suoi gesti di tenerezza, nel suo discorso a tratti carico di energia. Il primo a ricevere un “grazie” dal Papa è Manuel, l’adolescente disabile. Insieme a lui, Francesco ringrazia i suoi genitori, genuflessi davanti alla sedia a rotelle del figlio per reggere il foglio sul quale ha letto il discorso. “Non dimenticheremo questa immagine”, afferma il Papa. Che aggiunge: “Questi genitori ci hanno dimostrato che si amano e sono capaci, grazie al loro amore, di mettersi in ginocchio davanti al loro figlio malato”.

Un figlio che – riconosce il Papa riprendendo un’espressione usata da lui stesso – sa “dare coraggio” alla vita, alla propria famiglia, tra i suoi amici. “Credo che questo sia ciò che lo Spirito Santo vuole sempre fare in mezzo a noi – riflette il Pontefice -: dare coraggio, regalarci motivi per continuare a scommettere sulla famiglia, sognare e costruire una vita che sappia di casa, di famiglia”.

Dare coraggio – ricorda Francesco – è anche ciò che Dio “ha sempre immaginato e per il quale fin dai tempi antichi ha combattuto”. Il Papa sciorina allora episodi biblici: la Genesi, dove Dio ha “dato coraggio” ad Adamo ed Eva mostrando loro “che non tutto era perduto”; l’invio della manna al popolo d’Israele nel deserto; e poi, “quando venne la pienezza dei tempi, Dio Padre ha dato coraggio all’umanità per sempre dandoci il suo Figlio”.

Un gesto che ripete ancora oggi, per ognuno di noi, “dando coraggio alla nostra vita”. Tuttavia sono in tanti, specie tra i più giovani, a vivere – dice il Papa – “senza slancio, senza forza, svogliati”. Atteggiamenti che spesso nascono dalla solitudine, “perché non hanno nessuno con cui parlare”, commenta. E fa una domanda ai genitori: “Parlate con i vostri figli oppure siete sempre di fretta? Giocate con i vostri figli?”.

Da questi interrogativi nasce anche il discorso riferito alla testimonianza di Beatriz, la donna che vive da sola con i propri figli. “La tua vita è sempre stata difficile per la precarietà e la solitudine”, afferma il Pontefice. Due concetti legati l’un l’altro. “C’è una precarietà – spiega – che può essere molto pericolosa, che può insinuarsi in noi senza che ce ne accorgiamo, ed è la precarietà che nasce dalla solitudine e dall’isolamento”.

Francesco propone due soluzioni per “combattere questa precarietà e questo isolamento”. Egli fa appello a “leggi che proteggano e garantiscano il minimo necessario affinché ogni famiglia e ogni persona possa crescere attraverso lo studio e un lavoro dignitoso”. L’altra soluzione la si trova “nel servizio e nell’assistenza agli altri”. Quest’ultima soluzione suggerisce al Papa di parlare di Humberto e Claudia, coppia “irregolare” in quanto lei è divorziata risposata. Il Vescovo di Roma si sofferma in particolare su un aspetto, tra i temi del recente Sinodo sulla famiglia: “Avete usato una bella espressione – dice rivolgendosi a loro -: facciamo una comunione con il fratello debole, il bisognoso… Grazie!”.

Sinodo dell’autunno scorso che torna alla mente anche quando il Papa fa una disamina di come la famiglia, “sotto il pretesto della modernità”, viene “indebolita e messa in discussione” nella società di oggi. La quale “si definisce libera, democratica, sovrana, autonoma” ma intanto viene distrutta da “colonizzazioni ideologiche”. Pertanto rischiamo di “essere colonie di ideologie distruttrici del nucleo familiare, che è la base di ognuna delle nostre società”.

Papa Bergoglio rileva che “vivere in famiglia” è spesso “doloroso e faticoso”. Ma, usando un’espressione che ha spesso attribuito alla Chiesa, afferma di preferire “una famiglia ferita che ogni giorno cerca di coniugare l’amore, a una società malata per la chiusura e la comodità della paura di amare”. E ancora: “Preferisco una famiglia che una volta dopo l’altra cerca di ricominciare a una società narcisistica e ossessionata dal lusso e dalle comodità”.

Dopo essersi poi soffermato sul “danno” causato dalla crisi demografica legata a chi mette le sue comodità davanti alla genitorialità, aggiunge: “Preferisco una famiglia con volti stanchi per i sacrifici ai volti imbellettati che non conoscono tenerezza e compassione”. Di qui il suo riferimento ad Aniceto e Criselda, la coppia di anziani con cinque figli: “Preferisco una famiglia con il volto pieno di rughe per le lotte di ogni giorno, che dopo 50 anni continua a volersi bene”.

Le nozze d’oro di questa coppia danno impulso al Papa per suggerire il metodo di un matrimonio duraturo: “il sapersi perdonare”, dice. Perché “se completate la giornata in guerra, vi sveglierete la mattina con la guerra fredda tra di voi. E la guerra fredda è molto pericolosa, perché scava di sotto le rughe della fedeltà coniugale”.

Le rughe sono lo spunto per l’ultimo aneddoto che racconta il Papa, prima di dare la benedizione alle coppie nel rinnovo delle promesse matrimoniali. Egli racconta di un’attrice la quale, avanti con l’età, ha ricevuto il consiglio di farsi un lifting per rimuovere le rughe. E lei ha risposto, spiega il Papa: “Queste rughe mi sono costate molto lavoro, sforzi, dolori… È una vita piena, ma non ho nessuna intenzione di toccarle, sono l’impronta della mia storia”.

Secondo il Santo Padre, “nel matrimonio è lo stesso”, giacché “le ferite, le cicatrici, le rughe” sono frutto di “una fedeltà e di un amore che non è affatto facile, ma che è la cosa più bella che un uomo e una donna possono darsi l’un l’altra: il vero amore per tutta la vita”.

Infine, Papa Francesco ha pregato insieme ai fedeli la Madonna di Guadalupe, “che ha voluto visitare queste terre, e questo ci dà la certezza che, attraverso la sua intercessione, questo sogno chiamato famiglia non sarà sconfitto dall’insicurezza e dalla solitudine”.

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