“Per far in modo che i tanti cristiani rifugiati in Sudan possano vivere pienamente il Giubileo della misericordia, il Papa ha voluto che fossero nominati quattro ‘missionari della misericordia’ laici, scelti ognuno da un diverso campo profughi, per impartire la catechesi”. Ne dà notizia la fondazione Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) in una nota con la quale, attraverso le parole dell’arcivescovo di Khartoum, monsignor Daniel Adwok, fa luce sulla condizione di circa un milione e mezzo di sudsudanesi che a causa del conflitto in atto nel più giovane Stato al mondo, hanno riparato nel vicino Sudan. “Nel 2012 – ricorda Acs – il governo di Omar al-Bashir ha revocato la cittadinanza a chiunque avesse origini nelle regioni meridionali – l’attuale Sud Sudan – condannando oltre mezzo milione di abitanti del Sudan, in maggioranza cristiani, allo status di rifugiato”. I rifugiati “non hanno niente e possono perdere la cittadinanza in ogni momento”, rivela mons. Adwok, per il quale “molti dei rifugiati hanno subito profondi traumi” a seguito della migrazione dal Sud Sudan al Nord di maggioranza islamica. È evidente come “l’anno della misericordia indetto da Papa Francesco – prosegue la nota – possa rappresentare un’ottima opportunità per invitare i cristiani, afflitti da guerra e violenza, a perdonare”. Per questo quella dei missionari, secondo mons. Adwok, è “un’idea meravigliosa per raggiungere le migliaia di cristiani che hanno sofferto a causa della guerra civile e invitarli a perdonare, senza cercare vendetta”. Recentemente l’arcivescovo di Khartoum ha incontrato Papa Francesco con i vescovi sudanesi e sudsudanesi. Un colloquio nel quale, secondo Acs, “il Pontefice ha sottolineato l’importanza dei catechisti in Sudan, dove molti cristiani sono sparsi su tutto il territorio nazionale”. “Ancora oggi vi sono molte parrocchie vuote – conferma mons. Adwok – perché non vi sono catechisti. Ecco perché il Santo Padre ha voluto ribadire l’importanza di queste figure”.
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