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“Contenere e combattere la diffusione del virus Zika e la conseguente emergenza sanitaria è la maggiore sfida non solo per i Governi dell’America latina, ma anche per l’intera comunità internazionale, che è solidale con le persone colpite”. Questo il richiamo contenuto nell’intervento tenuto dell’Osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, mons. Bernardito Auza.

L’arcivescovo è intervenuto ad un dibattito interattivo sulla diffusione del virus, organizzato dal Consiglio economico e sociale dell’Onu per fare il punto su questa emergenza sanitaria che ha colpito in particolare l’America Latina.

Nel suo intervento – riportato dalla Radio Vaticana – mons. Auza ha sottolineato come punto cruciale della questione sia il rafforzamento della ricerca: “Il presunto legame tra Zika e malformazioni fetali – ha detto – costituisce una preoccupazione eccessivamente grave, che merita un’azione coordinata da parte della comunità internazionale”. Pertanto, “sono necessarie ulteriori ricerche per determinare la connessione tra il virus, i casi di microcefalia e la sindrome Guillain-Barré”.

Il presule ha sollecitato in particolare tutti i governi a collaborare per fermare la diffusione del virus e fornire a quanti sono stati infettati adeguati trattamenti e accesso alle cure necessarie, evitando di diffondere il panico e soprattutto di promuovere pratiche abortive.

Non lasciamo indietro “i poveri” “specie gli anziani, i bambini e i disabili”, a maggior rischio di non accedere “agli strumenti di prevenzione, alle informazioni e ai trattamenti medici”, ha detto Auza, annoverando tra i più vulnerabili le donne incinte e i bambini nel loro grembo.

In ogni caso, ha sottolineato, non tutte le donne incinte infettate rischiano di mettere al mondo figli malati. Così anche aspettano conferma scientifica le ipotesi che il virus sia trasmissibile per via sessuale. Occorre perciò “adeguata vigilanza” e non “panico”, ha suggerito l’osservatore della Santa Sede, biasimando il recente richiamo da parte di alcuni esponenti di governi ed anche dell’Ufficio dell’Alto Commissario per i diritti umani dell’Onu, per liberalizzare le leggi sull’aborto e l’accesso ai farmaci abortivi, quale strumento di prevenzione alla nascita di bambini malati.

“Una risposta illegittima a questa crisi” – ha ammonito Auza – che ponendo fine alla vita di una bambino “non è assolutamente preventiva”. “La promozione di una politica così radicale – ha stigmatizzato il delegato vaticano – è la conferma di un fallimento della comunità internazionale per fermare la diffusione della malattia e sviluppare e fornire i trattamenti medici di cui hanno bisogno le donne incinte e i loro bambini, per evitare patologie alla nascita o mitigarne gli effetti e portare la gravidanza a termine”.

L’Osservatore permanente della Santa Sede ha concluso il suo intervento richiamando “il dovere di salvaguardare tutta la vita umana, sana o disabile, con eguale impegno, non lasciando indietro nessuno”.

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