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Natalità: dal governo polacco soldi alle famiglie

Di Anna T. Kowalewska

Cinquecento zloty (110 euro circa) al mese per il secondo, il terzo e ogni figlio successivo, fino al compimento dei 18 anni: è il nuovo programma del governo della premier Beata Szydlo per contrastare il calo demografico che fa della Polonia uno dei Paesi europei con minore tasso di fecondità totale, pari a 1,3 figli per donna (media Ue: 1,55). Il sussidio, erogato dal 1° aprile prossimo, dovrebbe interessare 2 milioni e 700mila famiglie con due e più figli e costare allo Stato circa 17,3 miliardi di zloty (3,9 miliardi di euro) l’anno. Le famiglie con un solo figlio risultano essere il 47% del totale; quelle con due o più figli sono invece il 53%.

“Un sostegno reale”. La Polonia registra un tasso di fecondità totale leggermente inferiore rispetto ad altri nuovi membri dell’Ue, come Ungheria, Repubblica Ceca o Slovacchia, dove però i sussidi statali sono più elevati e, come nel caso dell’Ungheria, anche tre volte superiori a quelli polacchi finora a 530 euro. I contributi statali alle famiglie sono stati una delle promesse elettorali del partito Legge e giustizia (PiS) che attualmente detiene la maggioranza assoluta al Parlamento di Varsavia. Per il presidente polacco Andrzej Duda, anch’egli del PiS,

la legge appena promulgata “per la prima volta dal 1989 prevede un sostegno reale da parte dello Stato alle famiglie con figli”,

prospettando un rilevante miglioramento della situazione economica nel Paese.

Aiuti a pioggia, non a chi ha più bisogno. Suor Malgorzata Chmielewska, a capo della comunità “Il pane della vita”, da anni impegnata nel sostegno agli indigenti e molto conosciuta in Polonia per le sue molteplici attività a favore dei più poveri, non nasconde però delle perplessità riguardo all’iniziativa, poiché

“non si sa se il contributo aiuterà effettivamente i più bisognosi”.

Suor Chmielewska indica, tra coloro che avrebbero necessità di un maggiore sostegno da parte dello Stato, al primo posto le madri che da sole crescono un figlio e che non potranno accedere al nuovo programma di incentivi. Inoltre, la religiosa critica il limite dei 18 anni per l’erogazione del sussidio, considerando che “il mantenimento di un figlio nelle medie superiori e all’università costa una fortuna”.

Nessuna soglia di reddito. Nonostante gli emendamenti alla nuova legge presentati dalle opposizioni in Parlamento, la maggioranza non ha introdotto modifiche volte a stabilire una soglia di reddito oltre la quale il sussidio non verrebbe erogato. E così – solo per fare un esempio di cui si è parlato molto in Polona – Izabella Lukomska-Pyzalska, con 4 milioni di euro in banca, madre di sei figli per i quali, come dice, “c’è bisogno di almeno tre tate”, presidente della squadra di calcio Warta Poznan, della società edile Family House e moglie di un noto imprenditore, dichiara di accettare “volentieri” il contributo governativo “poiché ci sono sempre delle spese”.

Confronto a livello Ue. In Polonia un lavoratore medio guadagna circa 600 euro netti al mese (il 60% circa della media Ue). I contributi statali alle famiglie con figli nei Paesi Ue, secondo i dati pubblicati di recente dalla Pricewaterhouse Coopers, ammontano mediamente a 2.347 euro (tenuto conto che i sussidi, da un Paese all’altro, variano di moltissimo). In realtà però, come rilevano gli analisti della PwC, quel valore non viene raggiunto dal 60% dei Paesi. In Lussemburgo la famiglia con due figli riceve dallo Stato 9.264 euro l’anno, in Francia 6.772 euro, in Germania 4.843. La Polonia è al 20° posto in Europa. Nell’ultimo Paese dell’elenco, la Bulgaria, una famiglia con due figli in età scolare beneficia di un contributo statale pari a 20,5 euro al mese. Rispondendo ai critici, secondo i quali la nuova legge potrebbe disincentivare i genitori con più figli a partecipare attivamente al mercato del lavoro, il governo osserva che “sarà a beneficio della famiglia se la madre di due o tre figli curi la casa senza svolgere attività professionali”. Dichiarazione che ha subito suscitato aspre polemiche.

Contributi e fisco. Le disparità tra Paesi Ue per quanto riguarda i contributi statali alle famiglie non si limitano alle differenze degli stanziamenti, poiché ancora più incisive sono le politiche fiscali. In Francia (Paese che è al top in Europa in quanto a natalità assieme alla Svezia), per esempio, una famiglia con due figli può pagare tasse cinque volte meno rispetto a un single a pari reddito, mentre i genitori di tre figli (per essersene occupati e averli cresciuti) in futuro percepiranno una pensione superiore del 10% rispetto al valore calcolato in base ai loro redditi.

In molti Paesi europei, inoltre, si possono detrarre dalle tasse alcune spese (ad esempio in campo formativo o medico) relative ai figli.

In Germania le detrazioni ammontano fino a 7mila euro per un figlio, in Spagna a 2.400 euro, in Slovenia a quasi 2.500, mentre in Italia possono raggiungere 950 euro. In Polonia per un figlio si possono detrarre dai 265 ai 643 euro. Secondo il rapporto della PwC, tali detrazioni sono previste in misura minore nei Paesi dove, come in Svezia, Danimarca e Irlanda i contributi a carattere sociale sono molto elevati, o – come in Gran Bretagna e Finlandia – è rilevante l’aliquota esentasse. L’analisi di numerosi e diversi meccanismi contributivi e fiscali adottati in vari Paesi per aiutare le famiglie non può però cambiare il fatto che, rimanendo alle statistiche, la natalità aumenta proporzionalmente ai servizi che agevolano un armonioso sviluppo, personale e professionale, sia dei genitori che dei loro figli.

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