DIOCESI – Ho voluto riprendere il titolo del corsivo proposto dal direttore di Famiglia Cristiana nell’ultimo numero di febbraio (n. 8) perché mi sembra colga l’aspetto fondamentale del dibattito a cui abbiamo assistito in questi giorni sul tema delle unioni civili. Tutto il dibattito (ma così anche i riferimenti proposti spesso sui mezzi di comunicazione) non è stato certamente un esempio positivo di come una classe dirigente politica dovrebbe muoversi rispetto a tematiche così delicate come quelle appunto delle unioni civili ed in particolare rispetto a tutti i temi etici. Il problema è stato posto soltanto come uno scontro tra il concetto di famiglia tradizionale ed altre unioni e dei relativi diritti che ne nascono. Ma qui sta il vulnus. Un conto è riconoscere che nelle società moderne esistono legami non riconducibili al senso tradizionale di famiglia (concetto di famiglia ribadito anche dall’art. 29 della nostra Costituzione), legami che giustamente vanno riconosciuti dal punto di vista giuridico con diritti per entrambi i soggetti, un conto è equiparare questi legami al concetto tradizionale e giuridico di famiglia (“il rispetto della differenza è altra cosa dal regime dell’equivalenza” Magatti sul Corriere della Sera).
Adesso dopo lo stop di una settimana e dopo le varie riflessioni all’interno delle forze politiche, forse verrà stralciata dal disegno di legge la “stepchild adoption” (nel testo originario non si parla esplicitamente di utero in affitto ma è evidente che il rischio di aprire la strada a tale pratica è reale) per poter approvare il testo garantendo i diritti ma non equiparando le nuove realtà al matrimonio.
“La stepchild adoption è vista dalla gente comune come un possibile apripista all’idea che un adulto ha, comunque, diritto ad avere un figlio. E, quindi, possa andare all’estero, avere un figlio accolto per nove mesi da una donna disponibile e poi portarglielo via, per soddisfare il proprio desiderio. E’ già andata così, anche per tante, per troppe coppie eterosessuali” (Famiglia Cristiana n.8/2016).
E forse sarà anche la volta buona che il legislatore metta mano ad un disegno di legge complessivo che riordini tutta la problematica delle adozioni e dell’affido familiare cercando di porre al centro delle nuove norme l’interesse del minore. Si è parlato tanto di diritti ma pochi hanno evidenziato con forza che l’interesse primario deve essere quello del bambino e del suo diritto a crescere con un padre ed una madre e non piuttosto il desiderio di un adulto di essere genitore ad ogni costo.
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Perché si continua a ripetere "famiglia tradizionale", quando invece l'art. 29) cita "La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio." ? Famiglia naturale non tradizionale: queste ambiguità semantiche sono trappole concettuali che non aiutano nella riflessione. Ciò che viene destabilizzata è la legge naturale, quella a cui fa riferimento la Nota della Congregazione per la Dottrina della Fede del 2003 intitolata "Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali". A tal proposito, sempre con attenzione critica, sono interessanti le provocazioni a cui rimanda il seguente link: http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4119