Eccolo il popolo italiano. Con le sue vicissitudini, le contraddizioni, i ritardi sociali e culturali, le forme di “malcostume” vecchie e nuove. Ma anche con le sue tante risorse, soprattutto sul piano umano. E tra queste, spicca un profondo senso di solidarietà civica, che diventa particolarmente tangibile in alcuni ambiti e occasioni.
Come la donazione e il trapianto di organi. Questo, infatti, testimoniano i dati estremamente positivi, relativi al 2015, presentati dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin e dal direttore del Centro nazionale trapianti, Alessandro Nanni Costa. L’Italia si conferma il terzo paese europeo (dopo la Spagna, che è anche la prima al mondo, e la Francia) con un totale di 3.317 trapianti eseguiti (67 in più rispetto al 2014 e 228 rispetto al 2013), mentre i donatori offerti alla rete trapiantologica sono stati 1.388 (5 in più rispetto al 2014), di cui 1.170 sono stati concretamente utilizzati a scopo di trapianto. Un aumento particolarmente significativo si è registrato nelle donazioni da vivente, il cui numero complessivo è salito a 1.494 (+ 51 rispetto al 2014). Del resto, è diminuita la percentuale delle opposizioni alla donazione, adesso pari al 30.6% (era il 31% nel 2014).
Un vero e proprio record, poi, è stato raggiunto con le donazioni di rene da vivente, che per la prima volta hanno superato la soglia dei 300 prelievi (+50 rispetto al 2014). Così come è risultata in netta crescita la nuova modalità di registrazione della dichiarazione di volontà di donazione in occasione del rilascio o rinnovo della carta d’identità (denominata “Una scelta in Comune”): sono stati ben 104.571 i cittadini che, in 454 comuni, si sono espressi sulla donazione di organi e tessuti all’ufficio anagrafe (contro i 15.137 del 2014), con una percentuale di consensi alla donazione del 91.6%.
Tralasciamo di riportare nel dettaglio altri dati statistici più specifici; questi, probabilmente, sono sufficienti per delineare un quadro globale e consentirci qualche riflessione ulteriore.
Sicuramente, il conseguimento di questi ottimi risultati, di cui andare fieri, è da ascrivere anzitutto al meritorio ed instancabile lavoro portato avanti dal nostro Centro nazionale trapianti, che anno dopo anno somma nuovi traguardi per la tutela della salute dei cittadini. Ma il nostro “sistema trapianto”, efficace modello organizzativo, è fondamentalmente solo uno “strumento”, che trova applicazione e affonda le sue radici nell’humus umano della comunità nazionale, a testimonianza di una realtà di fatto:
gli italiani, nonostante tutto, si dimostrano ancora capaci di una “crescita nella solidarietà”.
E non lo fanno in un settore qualsiasi della vita. Ma in un ambito particolarmente delicato e personale, che coinvolge una delle dimensioni più “intime” della persona, quale è la donazione degli organi ai fini del trapianto, ovvero il dono di una parte di sé (della propria corporeità) per il bene del prossimo (la sua vita o la sua salute). Una donazione autentica, perché libera e gratuita, che incrocia e salda indelebilmente – spesso nell’anonimato reciproco – il percorso di vita di due persone. Una donazione che evidenzia e valorizza la dignità della vita umana, tanto della propria (del donatore) quanto di quella altrui (del ricevente), rimarcando come le vite siano tutte di pari valore. Evidentemente – lo confermano i dati esposti – molti italiani pensano che valga ancora la pena compiere un tale gesto di solidarietà, che l’esercizio di una generosità “importante” rivesta ancora un valore determinante nel dipingere la dignità di un popolo. E forse, anche che
l’esperienza della malattia e della morte, anziché intrappolare in uno sterile e sordo dolore, può al contrario aprire ad un ultimo e prezioso gesto di autentico altruismo.
Eccolo il popolo italiano, intento a percorrere, con passo incerto, un tratto “difficile” della sua storia, spesso sfigurato dall’individualismo e dalla disgregazione sociale. Eppure, ancora capace di offrire in dono la vita… per salvare la vita!