Sugli adolescenti ci sono molti luoghi comuni ma poche certezze. Nel passaggio verso il terzo millennio, i teenager hanno scoperto come rifugiarsi in un mondo dal quale sono esclusi adulti, genitori o insegnanti. I social network, in questo passaggio, hanno avuto un ruolo determinante e, negli ultimi cinque anni, si è formata una specie di griglia antropologica degli utenti “tipo” dei vari social network. Su YouTube vanno a finire i più fortunati. “Sono quelli belli e precoci”, spiega Elspeth Reeve, una giornalista di “New Republic”, un magazine della East Coast nato più di cento anni fa come laboratorio di pensiero sulla contemporaneità. Secondo la Reeve, “Instagram, apparentemente, è dedicato alle tendenze di moda e alla ricchezza. Vine è invece lo strumento social di attori, ballerini e comici”. Facebook, infine, secondo l’analisi della Reeve, è un posto dove è impossibile nascondere la propria identità.
“Il posto più amato dagli adolescenti è quindi un altro – spiega -. Si tratta di Tumblr, la rete social più cool per gli adolescenti di tutto il mondo”.
Gioia su Instagram, tristezza su Tumblr. Tumblr è un social network dove accadono storie incredibili come quella di “Pizza”, nickname di una adolescente australiana che prima di compiere 16 anni aveva raggiunto la cifra record di un milione di affezionati lettori, guadagnava molti più soldi della madre (agente immobiliare) e, fra i suoi coetanei, era diventata più famosa di una star del rock. La ragazza si chiama Jesse Miller, vive a Melbourne, ha appena conseguito il diploma liceale e il suo blog su Tumblr è stato chiuso lo scorso anno per pratiche commerciali non consentite. Tumblr è veramente un social network atipico. Nato nel 2007 da un’idea di David Karp e Marco Arment, nel 2013 è stato comprato, per un miliardo di dollari, da Yahoo. Si tratta di un aggregatore di blog.
La fortuna di questo network è stata costruita sul meccanismo che consente agli utenti di ripubblicare e commentare i “post” dei blog di chiunque e sull’anonimato che protegge l’identità degli autori.
Jason Wong, un diciottenne vittima di bullismo, è convinto che i ragazzi “esprimano la loro gioia su Instagram e la loro tristezza su Tumblr perché lo considerano un rifugio sicuro dai loro amici locali. Condividono cose che normalmente non condividerebbero con gli amici a causa della paura del giudizio”. Tumblr però è diventato in fretta qualcosa di più del diario digitale degli adolescenti del terzo millennio. Secondo Danielle Strle, 34 anni, capo della cultura e delle tendenze di Tumblr, “questi ragazzi sono così esperti di business. Sono gli strateghi digitali più brillanti. Questi ragazzi sono meglio di chiunque nel marketing in questo momento”.
Favori a pagamento. Lilley Zach e Jeremy Greenfield, dopo alcuni anni vissuti in modo esagerato a Los Angeles grazie a Tumblr (erano arrivati a guadagnare anche 300mila dollari in un anno), adesso, poco più che ventenni, sono tornati nella città natale in Pennsylvania e vendono consulenze di marketing. Sono stati loro a causare la chiusura del blog di “Pizza”. I due ragazzi, appena adolescenti, avevano capito subito che su Tumblr funzionavano bene gli “haters” (letteralmente odiatori) perché il contenuto fortemente aggressivo e negativo dei loro commenti scatenava valanghe di chat. Nello stesso modo avevano capito anche che le parole forti o gli insulti contribuivano a far crescere il buzz intorno ad un post. Dopo aver bruscamente interrotto i rapporti commerciali con Ad Sense, la concessionaria pubblicitaria di Google che è anche la principale fonte di reddito per i blogger di tutto il mondo, prima di diventare maggiorenni Lilley e Jeremy avevano inventato un modo alternativo di guadagnare denaro. Product placement nei post e, soprattutto, scambio di favori a pagamento con i blogger più seguiti per aumentare il buzz dei meno fortunati. Una pratica fortemente stigmatizzata da Tumblr che ha portato alla chiusura del blog di “Pizza”, fra gli altri. “In queste situazioni ti rendi conto che i ragazzi non sono poi così diversi dagli adulti”, scrive con amarezza Elspeth Reeve, su “New Republic”. Forse. La sensazione più impressionante però è un’altra. Veramente sappiamo così poco della loro vita segreta.