Nel mese di febbraio, quasi 300 Religiosi e Consacrate si sono ritrovati per due giorni, insieme per la prima volta nella storia, a Castel Gandolfo nel Centro Mariapoli dei Focolarini, in CONGRESSO internazionale della VITA Consacrata.
Ero presente tra i partecipanti provenienti dai vari continenti e da molteplici Congregazioni, Ordini ed Istituti religiosi. Per la prima volta, ritrovandoci insieme, abbiamo vissuto un’esperienza unica e ricchissima alla luce della spiritualità di comunione introdotta da Chiara Lubich nella Chiesa e quelle due giornate intense e ben motivate ci hanno facilitato l’interiorizzazione della comunione dei carismi. Per approfondire l’’ UNITA’ e la comunione dei carismi viene presentato un video, che ha introdotto, con la voce di Emmaus, il senso della concretezza della Vita C. come “dono-impegno-traguardo”.
Poi, momento tanto atteso del Congresso, è l’arrivo dell’Em.mo Card. João Braz de Aviz, Prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, che inizia subito con un dialogo molto aperto, costruttivo, semplice e fraterno, presentando un’analisi dei limiti e delle prospettive della vita consacrata; una religiosa gli chiede “Come vede il Carisma di Chiara per la Chiesa ed in particolare per la vita consacrata oggi?”. Il Cardinale, con uno sguardo da esperto e con cifre alla mano, afferma che la vita consacrata è molto presente nel mondo di oggi e deve essere guardata in modo uguale nel senso cosmico e precisa, con estrema chiarezza, che SOLO i carismi sono diversi!
In molte comunità religiose, maschili e femminili, dove si vive l’esperienza dell’interculturalità da molti decenni, si sente forte la necessità di aprirsi agli altri carismi, collaborando costantemente tra i membri della comunità e cercando di vincere la cultura dilagante dell’individualismo e della indifferenza; il Magistero afferma: «La fraternità universale dell’umanità comincia dalla fraternità fra di noi, in ogni convento, in ogni comunità, in ogni Congregazione, in ogni Ordine e maggiormente in tutta la Chiesa.
E’ molto opportuno registrare la sensibilità dei presenti verso l’unità, tipica del carisma della fondatrice Chiara Lubich e condivisa dalla testimonianza di tanti Focolarini; poi con tanto entusiasmo si condivide il carisma dell’unità che può essere realizzata da veri rapporti fraterni nello spirito della comunione delle culture e religioni.
E’ giusto riconoscere una ricca presenza e vitalità della Vita Consacrata in Asia e in Africa che permette e sviluppa, in tante situazioni, un dinamismo ecumenico, ricco di testimonianze di fede autentica e solidarietà umana.
Alle successive domande, sempre con molta spontaneità e vivacità, il cardinale richiama l’importanza dell’invito di Papa Francesco rivolto alle religiose nella necessità “di mostrare la gioia della consacrazione, agire profeticamente nelle “periferie esistenziali” e «svegliare il mondo», con la caratteristica propria della Vita Consacrata: la profezia”.
Insistendo poi, nella provocazione, chiede: “come mai tanti volti tristi, se Dio è tutto per ogni consacrato/a? la responsabilità è di ognuno in quanto ognuno è portatorei di carismi, cioè di doni per il bene di tutta la Chiesa.
Bisogna vivere la radicalità evangelica, testimoniare la vita di Gesù come Uomo; recuperare l’ideale della fraternità, della comunione …, convincersi che è necessario accogliere nella vita individuale e comunitaria la vita trinitaria di Dio, entrare nel suo mistero, da cui siamo nati e per cui viviamo, superare l’autoreferenzialità, conoscere le priorità pastorali della Chiesa, essere coraggiosi nella evangelizzazione, condividere la ricchezza della diversità dei nostri carismi e realtà apostoliche; uscire dunque dalla stabilità di una vita comoda per provare l’instabilità, imitare Gesù nei suoi semplici gesti espressi nella vita quotidiana prima a Nazarteh e poi nella sua vita pubblica. Sarà credibile solo la testimonianza di comunione e di santità cristiana e la diversità e uguaglianza essere in piena armonia ed equilibrio
Alla ripresa dei lavori, il cardinale presenta i tre voti, e, con vera maestria, il cardinale dichiara che, per vivere l’obbedienza è urgente cambiare il modo di vivere l’autorità, i rapporti tra superiori e “inferiori” e, perfino il linguaggio; anzi meditare e ispirarsi alla vita trinitaria; esercitare l’autorità che dà la vita, percepire le cose indistintamente. stare insieme agli altri, accogliere l’altro per amore e non per dominarlo; agire solo Gesù in mezzo ai fratelli e favorire l’unità tanto sognata da Dio nella vita consacrata e nel popolo santo di Dio.
Non meno esteso l’argomento sulla castità che si manifesta nella gioia personale e nella donazione totale a Dio con cuore indiviso; infine solo vivendo la povertà interiore si percepisce Dio come unica ricchezza. Si tratta insomma di imitare totalmente la vita di Gesù.
Nelle ore pomeridiane di venerdì, i Religiosi, avendo concluso il loro congresso partivano, mentre le Religiose proseguivano il loro per altre due giorni. Viene approfondita la tematica con vari interventi audiovisivi di Chiara, che sono risultati forti e travolgenti; tutte noi siamo state colpite dalla potenza e dalla radicalità dell’Ideale vissuto in circostanze più drammatiche e svariate nel mondo.
Nel giorno di sabato, in sostituzione di un intervallo, ci fu un incontro improvvisato con Rosalba originaria di Ascoli e neo-responsabile della Zona Italia, e venuta apposta per conoscere le Consacrate italiane e avviare con esse un’unico Corpo visibile della vita consacrata, facendo sperimentare come non mai il senso della famiglia e di avviare quell’unità con ognuna dei presenti.
La fedeltà di tante Suore e la presenza di alcune nuove generazioni di consacrate danno speranza al futuro della vita consacrata nel mondo, e non solo in Europa; tutti i giorni del Congresso sono stati arrichiti e marcati da tanti momenti di comunione e rallegrati da canti eseguiti da un bel coro vivace e giovanile
L’unità veramente è possibile per la potenza del Carisma che lo Spirito ha consegnato a Chiara Lubich per la vitalità della Chiesa e noi, lasciando il centro, torniamo alle nostre comunità con un’esperienza costruttiva, impregnata di dialogo, di confronto e sintonia con la propria vita.