Un’autentica e corretta comunicazione è possibile solo all’insegna della verità e della misericordia. La convinzione espressa dal Papa nel messaggio per la 50ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali (8 maggio 2016), su “Comunicazione e misericordia: un incontro fecondo”, fa da sfondo e cornice al convegno pubblico “Le sfide del giornalismo al tempo di Francesco”, svoltosi a Matera, al congresso nazionale dell’Unione cattolica stampa italiana (Ucsi) che si è chiuso ieri, domenica 7 Marzo con l’elezione della nuova dirigenza. Come un fil rouge, a percorrere i lavori di questi giorni sono stati concetti cari al Pontefice come responsabilità, professionalità, prossimità, ascolto, desiderio di comprendere e volontà di includere.
Presente anche un importante delegazione della regione Marche guidata dal presidente regionale Maurizio Socci.
Servizio alla verità e voce a chi non ne ha. Ed è il cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin a delineare la mission della professione giornalistica sintetizzandola anzitutto in “servizio alla verità dei fatti e delle persone che non hanno voce”. Quando si disconosce la ricerca della verità, avverte, “si finisce col dissolvere la stessa notizia”.
Per questo, è vera la notizia “che mette al centro la persona”, e occorre “difendere ciò che è umano e denunciare ciò che è invece disumano”. La misericordia, da parte sua, non si limita agli aspetti personali e spirituali ed ha ricadute anche sul piano politico e sociale; allo stesso modo le parole non sono mai neutre. Ecco perché il Papa chiede al “linguaggio della politica e della diplomazia” di lasciarsi “ispirare dalla misericordia”.
Per la Chiesa di Francesco, aveva ricordato nel suo messaggio in apertura del congresso monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, comunicare è “costruire spazi condivisi e bene comune”, “gettare ponti” e “guarire ferite” per “rendere umana e abitabile” la società.
Informazione e democrazia. Allo stesso modo, avverte il card. Parolin, “per la cura della democrazia una buona informazione può fare molto: serve a creare luoghi per ascoltarsi e garantire il pluralismo”. Un’informazione “libera da interessi parziali ha il compito di costruire giorno dopo giorno sentieri di integrazione”.
Di qui la necessità di ripensare e accompagnare temi come il rapporto democrazia-comunicazione, l’idea di servizio pubblico e la missione del giornalismo, non tanto “approfondendo gli aspetti tecnici, quanto piuttosto quelli antropologici”. Per il Papa, il giornalista “non è un demiurgo, ma un mediatore”; suo compito nell’era del web non è più “arrivare primo” ma “arrivare meglio”.
Un Papa che è egli stesso comunicazione: la semplicità delle parole, la spontaneità dei gesti, lo trasparenza dello sguardo che cerca il contatto personale. Uno stile essenziale, che “buca” lo schermo. Con lui “è cambiato il passo”, racconta Vania De Luca, vaticanista di RaiNews24, “e va inseguito perché c’è un’accelerazione dei tempi di partenza, arrivano le notizie quando meno te l’aspetti e non sei mai preparato perché la realtà è diversa. Lo spazio stesso è diverso, decentrato perché per Francesco la realtà si vede meglio dalla periferia”.
“L’informazione al tempo di Francesco si riempie la bocca delle periferie, ma poi non ne parla”, aggiunge Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, che oggi ha ricevuto insieme a Nino Rizzo Nervo, presidente della Scuola di giornalismo radiotelevisivo di Perugia, il premio “Emilio Rossi 2016”, intitolato al direttore del Tg1 Rai e già presidente Ucsi, gambizzato dalle Brigate rosse. Oggi, avverte è a rischio non solo il pluralismo ma anche “la buona notizia che è notizia di gente vera, di chi combatte contro la terra dei fuochi, di chi accoglie gli immigrati e non se ne vergogna”.
Sulla stessa linea Vincenzo Morgante, direttore Tgr Rai che invita a “sdoganare la buona notizia” dando voce a giovani, persone comuni, parroci impegnati per il bene comune “in contesti difficili”. Occorre interrogarsi anche sul linguaggio: “Nei nostri servizi sugli sbarchi di Lampedusa abbiamo consapevolezza che stiamo parlando di esseri umani che soffrono, stanno piangendo e sperando?”.
“Ribadire che la dignità dell’uomo deve stare al centro della nostra professione”, risvegliare la cittadinanza e l’obiezione di coscienza civile e politica, ripensare il lavoro in senso mutualistico, ridisegnare la laicità dopo Parigi, ridare speranza sono le “sfide” indicate da padre Francesco Occhetta, scrittore de La Civiltà Cattolica e consulente ecclesiastico nazionale Ucsi.
Etica e formazione. Per Andrea Melodia, presidente uscente Ucsi, di fronte alla crisi di credibilità del giornalismo “l’etica professionale deve essere il vero campo di battaglia”.
Alla base di questa crisi “c’è anche un enorme problema di formazione”, chiosa Nino Rizzo Nervo, rilevando che “la notizia è scomparsa”. Se la democrazia “è il potere di un popolo informato”, oggi “anziché separare le opinioni dai fatti abbiamo buttato i fatti e i nostri giornali sono il resoconto di opinioni e scontri”. Per Paolo Scandaletti, già presidente Ucsi, l’Unione dovrebbe “rilanciare l’urgenza di convocare gli stati generali dell’editoria”. Mentre per Michele Partipilo, dell’Ordine dei giornalisti, “la nostra è una professione che ha un contenuto etico e deontologico ed esige il dovere della verità, di andarla a cercare senza trasformarsi in poliziotti, e occuparsi di giustizia senza ergersi a giudici”.
In chiusura di convegno è stata eletta Presidente UCSI Vania De Luca, vaticanista di RaiNews24 è la prima donna ad essere eletta in quasi 60 anni di storia. L’assemblea dei delegati l’ha eletta a larga maggioranza. Succede ad Andrea Melodia che ha completato, come da statuto, due mandati consecutivi. L’assemblea ha eletto anche due vice presidenti: Donatella Trotta dell’Ucsi Campania e Antonello Riccelli dell’Ucsi Toscana.
Dichiarazione della presidente Vania de Luca: “Il cammino dell’Ucsi prosegue nello spirito di una consolidata tradizione di libertà nel contesto del sistema dei media italiani e della chiesa.
È una responsabilità molto grande prenderne la guida, sia per quello che questa sigla ha rappresentato e rappresenta, sia per il fatto che per la prima volta in quasi 60 anni di storia l’Ucsi ha scelto per il ruolo di presidente una donna.
Porto nel cuore le parole di Papa Francesco che ha chiesto alle donne di dire come guardano la realtà dal loro punto di vista. perché il loro sguardo dà una ricchezza differente. Uno sguardo che si fa parola è anche nel nostro modo di essere giornalisti, donne e uomini. Il messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali quest’anno ci chiede una vigilanza particolare nell’uso di “ogni parola e ogni gesto”, nella chiave della misericordia che può avere tante conseguenza anche sociali e civili.
Nelle parole e nei gesti c’è una specie di potere nascosto, un’energia che si può sprigionare, capace di “sanare le relazioni lacerate e di riportare la pace e l’armonia” tra le famiglie, nelle comunità, ma anche nei rapporti tra i popoli. È quello, credo, che oggi ci serve.
Tra le priorità per i prossimi anni, confermiamo il nostro impegno nell’ambito della formazione e dell’aggiornamento professionale, pensando soprattutto ai giovani. E poi c’è l’Osservatorio Ucsi di Mediaetica che ha ancora tanto da esprimere per la vigilanza sulla correttezza dell’informazione e del sistema dei media in Italia, in anni in cui la Rai ha in corso una riforma importante per tutto il Paese è anche la chiesa, in ambito comunicativo, è su strade nuove”.