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Papa: “Torniamo al Padre, rigettando ogni peccato. La superbia è del diavolo!”

papa francesco angelusZenit, Di Salvatore Cernuzio

Tornare al Padre. Sempre. Soprattutto “quando uno si sente peccatore, si sente poca cosa, o come alcuni che dicono: ‘Ma padre, io sono una sporcizia!’”. È proprio allora che bisogna andare da Dio, “il Padre misericordioso che in Gesù ci ama oltre ogni misura, aspetta sempre la nostra conversione ogni volta che sbagliamo”. Egli “attende il nostro ritorno quando ci allontaniamo da Lui pensando di poterne fare a meno” ed “è sempre pronto ad aprirci le sue braccia qualunque cosa sia successa”.

È una dichiarazione d’amore – l’amore di Dio – la catechesi che Francesco pronuncia dalla finestra del Palazzo Apostolico, prima di introdurre la preghiera dell’Angelus, in cui riflette sulla parabola del ‘figliol prodigo’. Una icona della misericordia di Dio, questa, ma anche una parola che illumina un “atteggiamento cattivo” insito nel cuore dell’uomo: “la superbia”, l’atteggiamento di “quando uno si sente giusto, ‘io ho sempre fatto le cose bene’”, che – dice il Papa – viene “dal diavolo”. 

Anche in questo caso , però, “il Padre viene a cercarci”, afferma il Pontefice, perché “il Padre aspetta quelli che si riconoscono peccatori e va a cercare a quelli che si sentono giusti”. “Questo è il nostro Padre!”: lo stesso del capitolo quindicesimo del Vangelo di Luca, “un uomo sempre pronto a perdonare e che spera contro ogni speranza”.

Di lui, osserva Francesco, “colpisce anzitutto la sua tolleranza dinanzi alla decisione del figlio più giovane di andarsene di casa: avrebbe potuto opporsi, sapendolo ancora immaturo, giovane ragazzo o cercare qualche avvocato per non dargli l’eredità essendo ancora vivo, invece gli permette di partire, pur prevedendo i possibili rischi”.

Invece egli agisce come “agisce Dio con noi: ci lascia liberi, anche di sbagliare, perché creandoci ci ha fatto il grande dono della libertà. Sta a noi farne un buon uso”. “Questa liberà che ci dona Dio mi stupisce sempre”, riflette Bergoglio. E spiega che il distacco da quel figlio è “solo fisico”: “Il padre lo porta sempre nel cuore; attende fiducioso il suo ritorno; scruta la strada nella speranza di vederlo. E un giorno lo vede comparire in lontananza”.

“Ma questo – aggiunge a braccio – significa che questo padre ogni giorno saliva sul terrazzo a vedere se il figlio tornava. Allora si commuove, gli corre incontro, lo abbraccia, lo bacia. Quanta tenerezza! E questo figlio aveva fatto di grosse, ma il padre lo riceve così…”.

Lo stesso atteggiamento, questo padre misericordioso lo riserva al figlio maggiore, che è sempre rimasto a casa e che ora è “indignato” e “protesta” perché “non capisce e non condivide tutta quella bontà verso il fratello che ha sbagliato”. Il genitore “esce incontro anche a questo figlio e gli ricorda che loro sono stati sempre insieme, hanno tutto in comune, ma bisogna accogliere con gioia il fratello che finalmente è tornato a casa”.

Ma c’è anche un terzo figlio in questa parabola. “Un terzo figlio? Dove? È nascosto”, dice il Papa. È Gesù, colui “che non ritenne un privilegio l’essere come [il Padre], ma svuotò sé stesso, assumendo una condizione di servo”. “Questo Figlio-Servo è l’estensione delle braccia e del cuore del Padre: Lui ha accolto il prodigo e ha lavato i suoi piedi sporchi; Lui ha preparato il banchetto per la festa del perdono. Lui, Gesù, ci insegna ad essere ‘misericordiosi come il Padre’”.

“La figura del padre della parabola svela il cuore di Dio” sottolinea il Pontefice, e ribadisce che, come il padre del Vangelo, “anche Dio continua a considerarci suoi figli quando ci siamo smarriti, e ci viene incontro con tenerezza quando ritorniamo a Lui. E ci parla con tanta bontà quando noi crediamo di essere giusti”.

“Gli errori che commettiamo – soggiunge – anche se grandi, non scalfiscono la fedeltà del suo amore. Nel sacramento della Riconciliazione possiamo sempre di nuovo ripartire: Egli ci accoglie, ci restituisce la dignità di figli suoi. E ci dice: ‘Vai avanti, sii in pace, alzati, vai avanti!’”.

Allora, “in questo tratto di Quaresima che ancora ci separa dalla Pasqua, siamo chiamati ad intensificare il cammino interiore di conversione” esorta il Santo Padre. Che chiede ai fedeli di leggere il capitolo quindicesimo del Vangelo di Luca che riporta le tre parabole della misericordia: quella del figliol prodigo, appunto, insieme a quella della pecora ritrovata e della moneta ritrovata. “Oggi sarebbe bello che ognuno di noi prendesse il Vangelo questo capitolo quindicesimo del Vangelo secondo Luca e leggesse le tre parabole”, dice Papa Francesco.

E conclude esortando a lasciarsi “raggiungere dallo sguardo pieno d’amore del nostro Padre” e ritornare a Lui “con tutto il cuore, rigettando ogni compromesso col peccato”. “La Vergine Maria ci accompagni fino all’abbraccio rigenerante con la Divina Misericordia”.