Seconda giornata di esercizi spirituali per il Papa e la Curia Romana nella Casa del Divin Maestro di Ariccia. Le meditazioni quaresimali, guidate da padre Ermes Ronchi, dell’Ordine dei Servi di Maria, sono centrate sulle domande del Vangelo.
Ieri secondo quanto riferito dalla Radio Vaticana, ha commentato il passo della tempesta sedata in cui Gesù chiede ai discepoli: “Perché avete paura, non avete ancora fede?”. “Paura e fede – ha detto padre Ronchi – sono le due antagoniste che si disputano eternamente il cuore dell’uomo. La Parola di Dio, da un capo all’altro della Bibbia, conforta e incalza, ripetendo infinite volte: non temere. Non avere paura!”. La paura non è tanto assenza di coraggio quanto “una mancanza di fiducia”. E’ paura di Dio perché abbiamo un’immagine sbagliata di Lui, come Adamo ed Eva che credono in “un Dio che toglie e non in un Dio che dona”. “Credono a un Dio che ruba libertà, invece che offrire possibilità; credono a un Dio al quale importa più la sua legge che non la gioia dei suoi figli; un Dio dallo sguardo giudicante, da cui fuggire anziché corrergli incontro; un Dio, in fondo, di cui non fidarsi”. “Il primo di tutti i peccati – per il predicatore – è un peccato contro la fede. E dall’immagine sbagliata di Dio nasce la paura delle paure: dal volto di un Dio temibile discende il cuore impaurito di Adamo. E entrambi Gesù è venuto a riempire di luce, di sole”. Ma Dio non ci salva dalla croce, “ma nella croce”. Richiamando l’immagine della tempesta, padre Ronchi ha ricordato che “Dio non agisce al posto nostro, non ci toglie dalle tempeste ma ci sostiene dentro le tempeste. Mi aiuta tanto questa frase di Bonhoeffer: Dio non salva dalla sofferenza ma nella sofferenza, non protegge dal dolore ma nel dolore, non salva dalla croce, ma nella croce (…) Dio non porta la soluzione dei nostri problemi, porta se stesso e dandoci se stesso ci dà tutto. Forse pensavamo che il Vangelo avrebbe risolto i problemi del mondo o almeno che sarebbero diminuite le violenze e le crisi della storia, invece non è così. Anzi il vangelo ha portato con sé rifiuto, persecuzioni, altre croci: pensiamo alle 4 sorelle uccise a Aden”. “Gesù – ha osservato padre Ronchi – ci insegna che c’è un solo modo per vincere la paura: è la fede!”. “Per un lungo tempo la Chiesa ha trasmesso una fede impastata di paura. Che ruotava attorno al paradigma colpa/castigo, anziché su quello di fioritura e pienezza. La paura invece produce un cristianesimo triste, un Dio senza gioia. Liberare dalla paura significa operare attivamente per sollevare questo sudario della paura posato sul cuore di tante persone: la paura dell’altro, la paura dello straniero. Passare dall’ostilità, che può essere anche istintiva, all’ospitalità, dalla xenofobia alla filoxenia (…) e liberare i credenti dalla paura di Dio, come hanno fatto lungo tutta la storia sacra i suoi angeli: essere angeli che liberano dalla paura”.