Per il 77% dei presidi delle scuole italiane medie e superiori internet è l’ambiente dove avvengono più frequentemente i fenomeni di bullismo.
Il 52% dei presidi ha dovuto gestire personalmente episodi di cyberbullismo, il 10% casi di sexting (l’invio con il telefonino di foto o video sessualmente espliciti) e il 3% casi di adescamento online. Questi i principali risultati della prima fase della ricerca “Verso un uso consapevole dei media digitali” realizzata dal Censis in collaborazione con la Polizia Postale e delle Comunicazioni, presentata oggi a Roma presso la Scuola superiore di Polizia. Nell’era della comunicazione digitale, dove il 91% dei giovani tra 14 e 18 anni è iscritto ad almeno un social network e l’87% usa uno smartphone connesso a internet, il Censis e la Polizia hanno avviato un comune percorso di ricerca attraverso un questionario distribuito a presidi e dirigenti scolastici di tutte le scuole secondarie di primo e di secondo grado. Per l’81% dei dirigenti scolastici i genitori tendono a minimizzare il problema, ritenendo il bullismo digitale poco più che uno scherzo tra ragazzi. Per il 49% dei presidi la maggiore difficoltà da affrontare è proprio rendere consapevoli i genitori della gravità dell’accaduto, per il 20% capire esattamente cosa sia successo. Il 93% dei presidi ritiene poi che l’esempio dei genitori influenzi molto o abbastanza il comportamento dei cyberbulli. Il 39% delle scuole ha già attuato alcune azioni specifiche contro il cyberbullismo previste dalle linee di orientamento del Ministero dell’istruzione e il 63% intende farlo nel corso di questo anno scolastico. Ma nel 36% degli istituti la partecipazione non va oltre la metà circa dei genitori e nel 59% dei casi si ferma solo a pochi genitori. Solo il 10% delle scuole ha un vero e proprio programma di monitoraggio attraverso questionari rivolti a studenti e genitori.