Di Gian Carlo Perogo
Ogni mercoledì, alla tradizionale udienza, piazza S. Pietro sta diventando il pulpito da cui Papa Francesco continuamente richiama il mondo e la Chiesa sul dramma dei profughi e dei rifugiati e sulla responsabilità di ognuno, singoli e Paesi, all’accoglienza e alla tutela di chi oggi è in fuga per la guerra, i cambiamenti e i disastri ambientali, le persecuzioni politiche e religiose, le nuove schiavitù. Anche mercoledì 16 marzo il Papa, commentando alcune pagine del profeta Geremia, che rileggono “l’esperienza devastante” dell’esilio per Israele, ha voluto ricordare le sofferenze e le speranze di tante persone oggi in cammino: “Fratelli che stanno vivendo in questo tempo – ha richiamato il Pontefice – una drammatica e reale situazione di esilio, lontani dalla loro patria, con negli occhi ancora le macerie delle loro case, nel cuore la paura e spesso, purtroppo, il dolore per la perdita di persone care”.
Il realismo del Papa è disarmante, lontano da un racconto falsificato delle migrazioni a cui siamo abituati dalla politica e dal mondo dell’informazione.
Di fronte a queste scene drammatiche di rifiuto, di respingimenti, di dolore, il Papa invita a guardare con stima alle nazioni che aprono le porte ai profughi e rifugiati oggi.
I dieci Paesi del mondo più accoglienti sono oggi la Turchia, con oltre 2 milioni di profughi (siriani); il Pakistan, con 1 milione e mezzo (afgani); il Libano con 1 milione e 200mila (siriani); l’Iran, con 1 milione (afgani); l’Etiopia, con 700mila (sud sudanesi, somali, eritrei); la Giordania, con 650mila (siriani); il Kenya, con 550mila (somali); l’Uganda, con 428mila (sud sudanesi); il Ciad, con 420 mila; il Sudan, con 356 mila (sud sudanesi).
I poveri sono le persone più accoglienti.
I primi dieci Paesi che l’Unhcr indica come i Paesi dove sono accolti più profughi e rifugiati sono in Africa e in Asia, in Medio Oriente. Non in Europa. La ricca Europa, con 550 milioni di persone ha accolto nel 2015 un numero di persone pari a quelle accolte dal Libano, Paese con 4 milioni e 300mila persone. La Turchia, oggi richiesta da noi di fermare e ospitare i rifugiati, accoglie quasi il doppio dei rifugiati presenti nei Paesi dell’Unione europea.
È lo scandalo europeo!
Sono le contraddizioni di un mondo europeo che non si ricorda della propria storia, ma soprattutto non guarda al futuro. L’Europa preferisce spendere dai 3 ai 6 miliardi di euro perché la Turchia fermi i profughi oggi, come ieri la Libia, che utilizzare le stesse risorse per ripensare le nostre città e paesi, dove sono più i morti delle nascite, aprendo case e nuovi quartieri all’accoglienza. Certamente è il segno di una democrazia indebolita, forse anche un segno di debolezza della nostra evangelizzazione.
(*) direttore generale della Fondazione Migrantes