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Cardinale Bagnasco: “per essere misericordiosi come il Padre è necessario essere ‘misericordiati’ “

“Le nostre comunità devono essere luoghi di relazioni umili e miti, dove l’antica domanda – ‘chi è il più grande tra noi?’ – non deve trovare posto. C’è bisogno di relazioni benevole per portare gli uni i pesi degli altri. Anche le nostre città hanno bisogno di questo, affinché i cittadini si sentano accolti e sostenuti, non trascurati e anonimi. Le leggi sono necessarie, ma devono coniugare sempre giustizia ed equità”. Lo ha detto il cardinale Angelo Bagnasco, arcivescovo metropolita di Genova e presidente della Cei, che oggi a Savona ha presieduto la celebrazione della festa patronale della Madonna della Misericordia. Partendo dal passo evangelico della visitazione, ispirato dalla figura di Maria, il cardinale ha ricordato come “in un mondo che sembra voler tutto cambiare, infatti, dove ogni cosa sembra diventare incerta, che crea smarrimento e confusione, sapere che Dio ci è fedele sprigiona sicurezza e forza. La misericordia divina ci conforta in mezzo alle sconfitte, al sentirci sempre da capo, alla sensazione di non raccogliere frutti, di girare a vuoto. Lui c’è, è con noi, ci incoraggia, risveglia la fiducia in noi stessi e nel mondo”. La comunità cristiana, ha ribadito Bagnasco, “deve essere luogo di misericordia! Dobbiamo sentire che siamo dentro a una storia religiosa, civile, culturale e questa storia ci appartiene, è una ricchezza e una risorsa per noi. Una cosa che sentiamo nostra, su cui possiamo contare. Ci dà sicurezza, coraggio, fiducia, vita nuova”. “Per essere misericordiosi come il Padre – ha sottolineato il presidente della Cei – è necessario essere ‘misericordiati’: l’esperienza personale e frequente del perdono e dell’amore misericordioso di Cristo ci rende capaci di fare le opere di Dio, quelle che non trattengono gli altri a noi, ma che lasciano trasparire il volto del Signore e conducono a Lui. Tutti abbiamo bisogno di essere perdonati e di perdonare, in famiglia, nel lavoro, nel presbiterio, nella comunità cristiana, in quella civile”. Durante la benedizione finale l’arcivescovo di Genova ha voluto ricordare il mondo del lavoro: “la Liguria – ha detto – è segnata da mancanza e precarietà: i giovani solo se hanno un lavoro possono programmare una vita, invece oggi bussano a questo mondo sempre più rassegnati a vivere giorno per giorno. Siamo vicini a voi cari ragazzi con tutto quello che possiamo fare. Continuiamo a lottare insieme perché la società diventi più giusta e sicura”.

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