Soddisfazione per la decisione del governo degli Stati Uniti d’America di riconoscere, come già deciso dal Parlamento europeo in una risoluzione del 4 febbraio scorso, che è un genocidio quanto accade ai cristiani e alle altre minoranze religiose nelle terre sotto il controllo dello Stato Islamico. Lo esprime in una nota Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs). “Genocidio, non vi è altro modo per definire la barbarie subita dai nostri fratelli nella fede – commentano Alfredo Mantovano e Alessandro Monteduro, rispettivamente presidente e direttore di Acs Italia – . Un termine che le Chiese locali, nelle persone del Patriarca caldeo Mar Louis Raphael I Sako e del Patriarca siro-cattolico Ignace Youssif III Younan, hanno avuto il coraggio di pronunciare sin dal principio. Non è solo una questione terminologica. Che la comunità internazionale parli finalmente di pulizia etnica e di crimini contro l’umanità, per descrivere le violenze dello Stato Islamico, è fondamentale. Si accende una speranza che va alimentata affinché il mondo non lasci sole le Chiese locali, solitarie protagoniste nell’aiuto a chi fugge dalla persecuzione”. “I numeri – continuano Mantovano e Monteduro – parlano chiaramente. Nel 2002 i cristiani in Iraq erano un milione e 250mila, mentre quando lo Stato Islamico ha preso il controllo di Mosul e di numerosi villaggi cristiani della Piana di Ninive il loro numero era già sceso drasticamente a 300mila”. Oggi ne restano appena 250mila, la metà dei quali sono rifugiati nel Kurdistan iracheno. “Se non si fermeranno le violenze e la persecuzione ai danni dei cristiani, la secolare comunità di fedeli rischia in pochi anni di scomparire per sempre dall’Iraq” come pure dalla Siria, denuncia Acs Italia, chiedendo “azioni fattive per arrestare i crimini commessi dagli uomini di al-Baghdadi”.
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