Di Franco Olearo
Nel film “Risorto” Clavio è un tribuno romano di stanza in Palestina, apprezzato da Pilato perché particolarmente efficace nella lotta contro gli zeloti. Per questo motivo gli dà un delicato incarico di ordine pubblico: controllare che non si creino disordini durante la crocefissione di un sedizioso di nome Gesù e mettere una guardia davanti al sepolcro dove è stato seppellito, per evitare che i seguaci di Gesù riescano a trafugarne la salma, dichiarando poi che è risuscitato.
A dispetto di ogni precauzione presa dal tribuno, il corpo viene ugualmente trafugato e Clavio inizia una scrupolosa indagine alla ricerca del corpo e dei responsabili. Durante una perquisizione in una casa che gli era stata segnalata, trova riuniti tutti gli apostoli ma anche colui che, inequivocabilmente, è proprio Gesù….
Ottima la ricostruzione della Palestina ai tempi di Gesù ma la sceneggiatura non riesce a trasmettere la bellezza del messaggio di Cristo. Il tribuno Clavio è da subito presentato come un valido professionista. Svolge con scrupolo ed efficacia il suo mestiere di militare e non nasconde al suo capo (il prefetto della Galilea Pilato), di voler fare carriera e di tornare a Roma.
La sua arma migliore non è la spada ma l’intelligenza: durante l’inchiesta per scovare chi ha trafugato il corpo di Gesù, analizza con lucidità gli indizi disponibili e sa comprendere, durante gli interrogatori, chi non dice la verità per interessi personali.
Clavio è una specie di vestale illuminista ante-litteram (non gli vengono attribuite nel film relazioni amorose ed è tutto dedito al suo lavoro) e il volto sempre serio di Joseph Fiennes conferisce piena credibilità al personaggio.
Ma è proprio quando riesce a scovare gli apostoli e si trova davanti a Gesù vivo, lo stesso che aveva visto pendere dalla croce, Clavio si trova di fronte a una realtà che non riesce a interpretare.
Se L’inchiesta del 1986 del regista Damiano Damiani e il suo remake del 2006 di Giulio Base raccontavano una storia molto simile: (un tribuno romano compiva, per conto dell’imperatore Tiberio, un’indagine sul sepolcro vuoto di Gesù senza però mai incontrarlo), il presupposto di Risorto è drammaticamente differente.
Se nel film del 1986 il tema dominante restava l’indagine in se’ e il tribuno acquisiva una conoscenza di Gesù sempre più profonda ma indiretta, in questo Risorto, ci si trova di fronte a una rivelazione.
È proprio questo il momento più delicato del film, che in effetti non riesce ad essere narrativamente convincente.
Nella prima parte la ricostruzione della Palestina ai tempi di Gesù è impeccabile e particolarmente realistica la scena della crocefissione ma nella seconda parte, dopo l’evidenza della resurrezione di cui il tribuno ha avuto esperienza diretta, il racconto si arena: assistiamo a un suo profondo smarrimento che non lo porta a unirsi ai discepoli, volendo probabilmente conservare la sua sofferta autonomia critica.
Allo spettatore resta la difficoltà di comprendere se ci si trova di fronte a una conversione prossima o a una forma di autoannientamento per la mancanza di una volontà in grado di prendere una posizione netta.
Il problema sta tutto nella sceneggiatura che ha costruito una contrapposizione un po’ semplicistica fra ragione e miracolo, mancando totalmente il messaggio di Gesù per l’uomo e la sua salvezza, l’evidenza di messaggio di un amore che converte i cuori: sembra che il tribuno venga spinto a credere per nessun’altra ragione se non l’evidenza del miracolo.
Il momento culmine della storia, quando Gesù e il tribuno si trovano a parlare a tu per tu, non culmina in un invito del Messia a unirsi a Lui, ma una borghese conversazione tutta incentrata sul tribuno, sul suo timore a credere definitivamente, sulla sua paura per il fine della vita, senza nessun riferimento a una visione soprannaturale.
Se da una parte questo film conferma l’interesse mai sopito verso i racconti ispirati alla Bibbia, conferma anche quanto siano stati poco fruttuosi i tentativi più recenti di renderli appetibili alle nuove generazioni: se ‘Noah’ ha tentato la pista ecologista, se ‘AD, Anno domini’, trasmesso su canale5 imbastisce un serial a tinte fosche di intrighi e violenza dove la storia sacra funge solo da sottofondo, ora ‘Risorto’ tenta solo la pista miracolistica e i risultati sono inevitabilmente sterili.