Un appello ad “unirsi nell’unanime condanna di questi crudeli abomini che stanno causando solo morte, terrore e orrore”, e una preghiera a Dio perché possa “convertire i cuori di queste persone accecate dal fondamentalismo crudele”. All’indomani dell’attentato terroristico in Belgio, Francesco, nell’Udienza generale del mercoledì, torna a commentare la strage che a quattro mesi dai fatti di Parigi ha di nuovo sconvolto l’Europa.
“Con cuore addolorato” il Papa assicura la sua preghiera e la vicinanza “alla cara popolazione belga”. Il pensiero va in particolare ai familiari delle vittime e a tutti i feriti, ma Francesco si rivolge a tutte le persone di buona volontà quando chiede “di perseverare nella preghiera” e di domandare al Signore, in questa Settimana Santa, “di confortare i cuori afflitti e di convertire i cuori di queste persone accecate dal fondamentalismo crudele”. Quindi invita tutti i fedeli presenti in San Pietro – in minor numero rispetto al solito – a chiedere l’intercessione della Madonna pregando un’Ave o Maria: “Adesso in silenzio preghiamo per i morti, per i feriti, per tutti i familiari, per tutto il popolo belga” colpito da questo dramma.
Sempre di un dramma, ma di tutt’altro genere, il Papa parla nella sua catechesi: il “dramma d’amore” vissuto da Cristo che da domani la Chiesa si appresta a rivivere nel Triduo pasquale. Esso “ci dona la certezza che non saremo mai abbandonati nelle prove della vita”, afferma il Pontefice, esortando a tenere fisso lo sguardo sulla passione e morte di Gesù per “entrare sempre più nel grande mistero della nostra fede”: la Risurrezione.
“Tutto, in questi tre giorni – sottolinea il Santo Padre – parla di misericordia, perché rende visibile fino a dove può giungere l’amore di Dio”. Un amore che “non ha limiti”; che, come ripeteva spesso sant’Agostino, “va fino alla fine senza fine”. “Dio si offre veramente tutto per ciascuno di noi e non si risparmia in nulla”. Dunque il Mistero che adoriamo in questa Settimana Santa, annota Bergoglio, “è una grande storia d’amore che non conosce ostacoli”; “una storia di condivisione con le sofferenze di tutta l’umanità e una permanente presenza nelle vicende della vita personale di ognuno di noi”.
Francesco si addentra nelle trame di questa storia e spiega uno ad uno i diversi momenti che preparano alla Pasqua. Quindi il Giovedì santo in cui “Gesù istituisce l’Eucaristia, anticipando nel banchetto pasquale il suo sacrificio sul Golgota” e, “per far comprendere ai discepoli l’amore che lo anima”, lava loro i piedi . “L’Eucaristia – evidenzia Papa Francesco – è l’amore che si fa servizio. È la presenza sublime di Cristo che desidera sfamare ogni uomo, soprattutto i più deboli, per renderli capaci di un cammino di testimonianza tra le difficoltà del mondo”.
Non solo: “Nel darsi a noi come cibo, Gesù attesta che dobbiamo imparare a spezzare con altri questo nutrimento perché diventi una vera comunione di vita con quanti sono nel bisogno. Lui si dona a noi e ci chiede di rimanere in Lui per fare altrettanto”.
Poi il Venerdì santo, “momento culminante dell’amore” di Cristo che “sulla croce si abbandona al Padre per offrire la salvezza al mondo intero”. Una espressione di amore “donato sino alla fine”, che “intende abbracciare tutti, nessuno escluso” e che “si estende ad ogni tempo e ad ogni luogo”. Un amore, ribadisce il Pontefice, che è “sorgente inesauribile di salvezza a cui ognuno di noi, peccatori, può attingere”.
Infine, il Papa ricorda il Sabato santo: “il giorno del silenzio di Dio”, dice, perché è il giorno in cui Gesù “deposto nel sepolcro condivide con tutta l’umanità il dramma della morte”. Perciò “dobbiamo fare di tutto perché sia una giornata di silenzio, come quel Giorno, che è stato il giorno del silenzio di Dio”.
Un silenzio che, però, “parla” e che “esprime l’amore come solidarietà con gli abbandonati da sempre”. “Dio tace, ma per amore”, spiega il Papa. È quindi sì un giorno di silenzio, ma anche un giorno di amore, “amore silenzioso che diventa attesa della vita nella risurrezione”.
Nel Sabato santo Bergoglio invita quindi alla Madonna, “la credente che in silenzio che era in attesa della Rissurrezione”. “La Madonna sia l’icona per noi di quel Sabato Santo. Pensiamo a come ha vissuto quel giorno nell’attesa”, aggiunge a braccio. “È l’amore che non dubita, ma che spera nella parola del Signore, perché diventi manifesta e splendente il giorno di Pasqua”.
Questo “mistero d’amore e di misericordia” è troppo grande per esprimerlo “in pienezza” con le nostre parole “povere e insufficienti”, osserva poi Francesco. Per questo richiama quelle di una ragazza non molto conosciuta, che ha scritto “pagine sublimi sull’amore di Cristo”. Si tratta di Giuliana di Norwich, giovane analfabeta che ebbe delle visioni della passione di Gesù e che poi, da reclusa, “ha descritto, con linguaggio semplice, ma profondo ed intenso, il senso dell’amore misericordioso”.
Il Santo Padre cita un passaggio in particolare: «Allora il nostro buon Signore mi domandò: ‘Sei contenta che io abbia sofferto per te?’. Io dissi: ‘Sì, buon Signore, e ti ringrazio moltissimo; sì, buon Signore, che Tu sia benedetto’. Allora Gesù, il nostro buon Signore, disse: ‘Se tu sei contenta, anch’io lo sono. L’aver sofferto la passione per te è per me una gioia, una felicità, un gaudio eterno; e se potessi soffrire di più lo farei’».
“Come sono belle queste parole!”, osserva il Papa, “ci permettono di capire davvero l’amore immenso e senza confini che il Signore ha per ognuno di noi”. “Lasciamoci – è dunque il suo invito – avvolgere da questa misericordia che ci viene incontro” e, in questi giorni, “accogliamo nel nostro cuore la grandezza del suo amore, e come la Madonna nel silenzio del sabato, nell’attesa della Risurrezione”.