Antonello Mura – vescovo di Lanusei

La Messa Crismale ha un fascino simbolico, celebrativo e pastorale che non lascia indifferente alcun battezzato. Quando il vescovo chiama in causa i suoi presbiteri, chiedendo di rinnovare le promesse sacerdotali, tutta la Chiesa locale sembra sussultare, riconoscendo un dono che si fa servizio e una chiamata che apre nuove strade al passaggio di Dio nella storia umana.

“Come sacerdoti, siamo testimoni e ministri della Misericordia”.

L’omelia di Papa Francesco, vescovo di Roma e pastore della Chiesa universale, associa ogni presbitero al sacerdozio di Cristo – il “buon Samaritano che praticò la misericordia” – perché i sacerdoti hanno “il dolce e confortante compito di incarnarla”. Quel Gesù, dice il Papa, che “passò beneficando e risanando” (At 10,38), ha vissuto “la dinamica della Misericordia” e, “senza offendere nessuna fragilità”, “restituisce le persone alla loro dignità originaria”.

“Sì, lo voglio!”. “Sì, con l’aiuto di Dio, lo voglio”.

Con queste risposte il sacerdote si mette in cammino come Gesù, disponibile ad “aprire una breccia al torrente della Misericordia che, con il Padre e lo Spirito, desidera riversare sulla terra”.

Le parole del Papa sembrano rispondere a una domanda implicita: di che cosa ha veramente bisogno oggi l’umanità? E Francesco risponde:

è urgente una sovrabbondante misericordia.

Il Signore eccede, non ha paura di eccedere, ci dona la fantasia e la creatività della Misericordia. E noi?

Noi, sembra aggiungere il Papa, talvolta siamo come accecati, “privi della bella luce della fede”, quindi non eccediamo nella misericordia perché conquistati da altri eccessi, da “spiritualità ‘frizzanti’ e ‘light’”, oppure da “teologie complicate” e “dal fascino di mille proposte di consumo”.

Non dobbiamo farci imbrogliare.

La realtà non lo farà mai, perché mostra volti e storie autentiche; c’è invece una “mondanità virtuale che si apre e si chiude con un semplice click”, che confonde e imprigiona, e in varie maniere ci prostituisce. La dignità, allora, si recupera anche vergognandosi, consentendo al Signore di ripeterci: “Io stabilirò la mia alleanza con te e tu saprai che io sono il Signore, perché te ne ricordi e ti vergogni e, nella tua confusione, tu non apra più bocca, quando ti avrò perdonato quello che hai fatto – oracolo del Signore Dio” (Ez 16,60-63).

Il Papa ricorda ai presbiteri, e anche a me vescovo, che la Misericordia ha bisogno di cuore e… di gambe.

“Misericordiando” si apre cammino, si potrebbe dire.

E i verbi che contraddistinguono il Padre misericordioso, nell’atteggiamento verso suo figlio lo dimostrano. Esagerato?! Sì, con la misericordia si può esagerare.

Ed è stato bello oggi sussultare come Chiesa per il dono della Misericordia! E quale sollievo essere rimessi in movimento, come ministri di consolazione e dispensatori della Grazia, nonostante le inadeguatezze. Peccatori, eppure perdonati; poveri, ma resi ricchi da Lui; pochi, ma moltiplicati a dismisura quando ci fidiamo della sua Parola. E sempre chiamati alla gratitudine perché, dice il Papa, “non dobbiamo avere paura di esagerare nel nostro ringraziamento”.