Le Acli aderiscono al Comitato per il Sì al referendum del 17 aprile per fermare le trivelle per l’estrazione di idrocarburi nei mari italiani. Lo rende noto oggi una nota della presidenza nazionale Acli. “Il primo appello che rivolgiamo al corpo elettorale – spiega Alfredo Cucciniello, responsabile Cittadinanza attiva della presidenza nazionale Acli – è quello per il voto. È importante recarsi a votare, per non sciupare questa occasione di partecipazione democratica su un tema di primaria importanza come quello energetico e ambientale. Infatti, il quesito sulle trivelle chiama in causa temi di primaria importanza: l’ambiente, il lavoro, la salute, la vocazione turistica del Paese, lo sviluppo sostenibile”. “In secondo luogo – prosegue Cucciniello – le Acli invitano a votare ‘Sì’ per contribuire a riavviare un dibattito sull’esigenza di pensare ad un modello energetico pulito, basato sulle energie rinnovabili”, riconoscendo che “le quantità di gas e petrolio che estraiamo nei nostri mari sono esigue rispetto al fabbisogno nazionale”, mentre “le attività estrattive sono inquinanti, con impatti sull’ambiente e sull’ecosistema marino, con danni al turismo, alla fauna e all’attività di pesca”. Inoltre, segnala, “eventuali incidenti avrebbero effetti disastrosi, dato che il Mediterraneo è chiuso”, e dal 1977 al 2010 si sono già verificati 132 incidenti, in 52 dei quali “c’è stata dispersione del carico (312.000 tonnellate di petrolio in mare)”. L’esponente aclista sottolinea altresì che “alla Cop 21 di Parigi l’Italia si è impegnata a contenere il riscaldamento e ad abbandonare le fonti fossili”, mentre nega che vi siano ripercussioni occupazionali, “in quanto in caso di vittoria del Sì verrebbe meno solo la possibilità di proroga delle concessioni”, alcune delle quali scadono tra 20 anni, ma non si avrebbe “la cessazione immediata delle estrazioni”.