DIOCESI – “Gesù è risorto, Alleluia, Alleluia!”. Come tradizione, anche la nostra Chiesa Truentina ha festeggiato la Resurrezione di Cristo con la Veglia di Pasqua celebrata presso la Cattedrale Madonna della Marina in San Benedetto e presieduta dal Vescovo Carlo Bresciani e concelebrata da Mons. Romualdo Scarponi, Don Giuseppe Giudici, Don Luciano Paci, Don Giovanni Flammini, Don Domenico Vitelli e Don Claudio Marchetti.
Presente alla celebrazione anche la comunità neocatecumenale di Grottammare della parrocchia San Pio V.
La Veglia pasquale si è svolta in quattro “momenti” il Lucernario, con la benedizione del fuoco, l’accensione del cero e la processione; la Liturgia della Parola, caratterizzata da sette letture; la Liturgia battesimale, con l’amministrazione del battesimo e cresima, il rinnovo delle promesse battesimale e l’aspersione dell’acqua benedetta e la liturgia eucaristica, con la quale i fedeli hanno partecipato sacramentalmente al mistero della morte e resurrezione di Cristo. Un abbraccio di pace e un invito a recare a tutti l’annuncio gioioso del Signore Risorto.
Nell’Omelia il Vescovo Carlo ha affermato: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”: così chiedono gli angeli alle donne che di buon mattino vanno al sepolcro, portando i preziosi aromi con i quali volevano completare l’opera della sepoltura di Gesù, quell’opera che il venerdì non erano riuscite a compiere per il sopraggiungere del riposo del sabato ebraico.
Ovviamente non potevano sapere ciò che era accaduto, anche se gli angeli ricordano loro che Gesù l’aveva predetto: “ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea e diceva: ‘bisogna che il Figlio dell’uomo sia consegnato in mano ai peccatori, sia crocifisso e risorga il terzo giorno’”. La cosa era talmente nuova che anche quando Gesù, dopo la trasfigurazione, l’aveva predetto agli apostoli, essi non avevano capito ciò di cui stava parlando e si domandavano “che cosa significasse risorgere dai morti” (cfr. Mc 9,9). Sì, la resurrezione dai morti è cosa talmente nuova che non può non stupire in quanto esula dalla comune esperienza umana. È cosa che solo Dio può compiere.
Ma la domanda che gli angeli pongono alle donne che sono andate a cercare Gesù al sepolcro, possiamo anche pensarla rivolta a ciascuno di noi. Dove davvero cerchiamo Gesù noi ora? Lo cerchiamo, magari, come le donne del vangelo, alzandoci di buon mattino perché altri rumori e altre occupazioni non distraggano la nostra ricerca? Oppure anche noi lo cerchiamo tra le cose morte del passato?
Le donne che con le migliori buone e sincere intenzioni vanno al sepolcro sono sicure di trovarlo nella tomba, ma si sbagliano. C’è bisogno che due angeli orientino la loro ricerca sulla strada giusta. Come loro, anche noi troppo spesso cerchiamo Gesù là dove Egli non è; siamo magari ben intenzionati, ma abbiamo memoria corta delle sue parole e così lo cerchiamo dove Lui non è. Se, come hanno fatto le donne, non ci lasciamo guidare a riscoprire le dimenticate parole del Vangelo cerchiamo invano. Ma da chi ci facciamo guidare?
La veglia pasquale che abbiamo appena celebrata ci ha riportato a ricordare le parole e le opere di Dio, che lungo la storia hanno accompagnato il popolo eletto, traendolo sempre di nuovo dalle strade senza uscita in cui per testardaggine si andava a cacciare, cercando Dio non tra i viventi, ma tra le cose morte del potere, del denaro, del possesso. Queste cose morte, se usate bene, possono aiutare la vita, ma non sono in grado di dare la vita, sono radicalmente insufficienti: se la loro ricerca prende il posto di Dio, anziché dare la vita, danno la morte. Per questo il popolo eletto perse la libertà e finì in schiavitù, sciupando i preziosi doni di cui Dio l’aveva arricchito.
La domanda degli angeli alle donne provoca anche noi, che partecipiamo questa sera alla veglia pasquale e che abbiamo ricevuto l’annuncio che Gesù è vivo e non giace più nel sepolcro. Come sempre, molti vorrebbero che rimanesse tra le cose morte, tra le cose del passato, tra le cose vecchie da lasciar perdere, perché le cose nuove sarebbero migliori. Falsi angeli vestiti in abiti sfolgoranti indirizzano la ricerca di molti su sentieri senza uscita e così molti cercano ciò che può dare vita, salvezza e speranza di futuro tra le cose morte del potere, del sesso, del denaro, del divertimento, della superstizione e della magia: spendono gli aromi preziosi con cui Dio ha arricchito la loro vita per ciò che non dà vita né a sé, né agli altri. Illusorie ricerche di chi vuole la vita accumulando cose morte!
Da quali angeli ci lasceremo aprire gli occhi e la mente per incontrare Colui che è vivo ed è risorto?
Sì, anche noi, come le donne del Vangelo, abbiamo bisogno di angeli che ci aprano la mente al ricordo delle parole di Gesù e ci aiutino a ritornare alla comunità degli apostoli, alla Chiesa, dove possiamo incontrarlo vivo nel suo Vangelo e nei sacramenti.
Carissimi, siamo venuti questa sera a cercare Gesù, dopo aver commemorato nella Liturgia del venerdì santo la sua passione e morte. Qui la Chiesa, perenne angelo di luce, dice a ciascuno di noi che Egli è vivo, che dobbiamo cercarlo tra i vivi e non confinarlo tra le cose morte del passato, quasi fosse superato e sconfitto dal progresso scientifico che si pone al servizio del potere economico e politico e non dell’essere umano, rigettato come assurdo da una ragione che si chiude in un orizzonte troppo ristretto in cui non c’è più spazio per lo spirito umano e per ciò che va al di là delle cose morte.
Egli è vivo, se non lo cerchiamo tra le cose morte, ci darà la vita.”
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