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Anche questa Pasqua, Signore, è passata. Di Alessandro Ribeca

alessandro ribecaAnche questa Pasqua, Signore, è passata. La Pasqua non è una festa semplice. Non è come il Natale che mette tutti d’accordo. Tutti possono credere e accettare che più di duemila anni fa sia nato ed esistito un uomo che con la sua presenza e i suo insegnamenti abbia comunicato un messaggio nuovo di amore e pace. Un messaggio condivisibile da tutti. Difficile forse da mettere in pratica, ma condivisibile. Si può arrivare con facilità a credere che quest’uomo sia morto in croce patendo sofferenze immani nel nome del Suo Dio e per amore dei suoi Figli. Ma perché poi Signore, hai deciso pure di risorgere? Cioè che sei risorto ci sta, certo, Tu che sei Dio non potevi restare nella morte, ma potevi eventualmente non farcelo sapere…! Probabilmente avremmo preso lo stesso sul serio i tuoi insegnamenti e avremmo lo stesso vissuto una vita seguendo il tuo stile, la tua filosofia, il tuo modo di vedere le cose. Serviva proprio metterci di fronte alla necessità di credere che Tu sia risorto? Qui nasce la rottura profonda tra chi crede e chi non crede. Eppure io ho fondato la mia vita su questo, sulla Pasqua. La Tua risurrezione è il vincolo di incastro, il perno sul quale si regge la mia esistenza. Mi sto fidando di tre donne che hanno raccontato di aver visto un angelo, di Maria Maddalena che racconta di averTi visto risorto dopo tre giorni dalla morte, e poi di Giovanni e Simon Pietro e degli altri apostoli che raccontano anche loro di averTi visto. La mia vita si regge sul racconto di questi uomini. Io capisco chi non crede alla Tua resurrezione. Non è facile dare credito a questi uomini. Io invece li considero testimoni attendibili, persone di cui mi posso fidare, come si sono fidate proprio le prime persone a cui lo hanno raccontato. Lo capisco che non è facile credere, come non lo è stato per gli stessi discepoli che sono corsi subito al sepolcro perché non credevano alle donne e dovevano vedere con i loro occhi, come non lo è stato per Tommaso. Non si fidavano neanche l’uno dell’altro. Eppure io sono qui a fidarmi di loro. Ascolta, ti dico una cosa Signore, io sono disposto a non credere più a questa storia il giorno in cui qualcuno più attendibile dei tuoi discepoli, che abbia prove certe, mi dimostri che Tu non sia resuscitato. Al momento non trovo ragioni valide per non credere a quelle donne e a tutti gli uomini che di secoli in secoli ci hanno raccontato questo evento, questo fatto, dicendoci che è vero, che è accaduto! La mia esistenza è sorretta dalla Pasqua, il senso della mia vita è vincolato alla fiducia riconosciuta a questi uomini.
Devo confessarti però che anche a me a volte vengono i dubbi, ho paura, ma sono questi i momenti in cui prego di più perché mi rendo conto che la lontananza non può che farmi accrescere i dubbi, mentre la vicinanza li chiarisce.
Questa è stata la mia Pasqua, Signore.