La lettura dell’articolo “L’analfabetismo religioso dei giovani delle parrocchie” ha suscitato anche in me alcune perplessità. Ho letto tra le righe, seppur velatamente, una critica al Concilio Vaticano II e ancor di più al rinnovamento della catechesi voluto dalla Chiesa italiana. È un articolo che trasuda nostalgia verso un mondo che per fortuna non c’è più e che certamente non era migliore di quello di oggi: in ogni tempo agisce lo Spirito di Cristo e conduce, nonostante tutto il Regno di Dio verso il compimento. Tra l’altro non dobbiamo dimenticare che i giovani di oggi sono il frutto proprio di quella generazione di cristiani che sapevano a memoria il catechismo di S. Pio X . È chiaro che un conto è memorizzare dei concetti, un conto è vivere una sequela. Secondo il mio modesto parere le cause di questa situazione non vanno cercate solo nella Chiesa ma anche nel fatto che ci troviamo , come ha ricordato Papa Francesco a Firenze di fronte non ad un epoca di cambiamento ma ad un cambiamento d’epoca. Certamente a livello ecclesiale si può dire che le cause della confusione che, non solo i giovani, oggi vivono non vanno cercate in quello che è successo in questi ultimi 30/40 anni, ma forse da ben otto secoli, da quando cioè l’uomo ha iniziato a pensare che è sufficiente sapere le cose per farle. La fede non è essenzialmente questione di idee astratte da conoscere ma, come ben ci hanno ricordato gli ultimi papi, di relazione da vivere con la persona viva e presente di Gesù, morto e risorto per noi. Ho sempre creduto che i più grandi nemici del cristianesimo sono l’idealismo e il moralismo, che mi pare di riscontrare in parte in questo articolo. In conclusione se non si può negare l’ignoranza e la confusione dei giovani d’oggi circa la fede, c’ê da dire che sicuramente non lo sono per colpa loro né perché non sono esperti della pur necessaria teologia. A volte i ragazzi ” dottrinalmente preparati” sinceramente mi fanno quasi paura. Preferisco giovani che si riconoscono fragili e deboli ma in ricerca, dando così al Signore la possibilità di agire e farsi presente. In quanto prete penso che questa situazione mi chiede di stare in mezzo ai giovani, costruendo relazioni belle e positive, senza pregiudizi, senza dimenticare la,legge dell’Incarnazione che chiede di vivere qui ed ora, camminando con loro come Gesù con i discepoli di Emmaus, ricordando le Scritture e spezzando il pane fino all’apertura degli occhi per riconoscere Gesù a scaldare il cuore per amarlo nella,concretezza dell’amore fraterno.
Don Giuseppe Giudici