“Oggi viviamo in una penombra aperta, dove c’è una tensione, un duello tra miseria e misericordia”. È l’analisi di Luigi Alici, docente di filosofia morale all’Università di Macerata, offerta durante il Congresso apostolico europeo della misericordia in corso a Roma nella basilica di sant’Andrea della Valle. “Quando tutti percepiscono la crisi come un inquietante buco nero – ha detto il filosofo – il profeta è colui che è capace di vedere il bene nelle macerie, la pace dove gli altri vedono solo disgregazione”. “La misericordia – ha proseguito – scavalca il catastrofismo necrofilo del sistema mediatico e di quei cristiani che hanno lo stile di una Quaresima senza Pasqua, come dice il Papa”. “Il nome postmoderno della misericordia è il nichilismo”, ha denunciato Alici: “L’indifferenza per le differenze porta non solo a cancellare la differenze tra bene e male, ma anche la differenza tra essere e nulla. Nella sua forma estrema, il nichilismo è l’affermazione che prima della libertà non c’è letteralmente nulla”. Di qui la necessità di “reinterpretare la misericordia, che non è solo retroguardia assistenzialistica, ma retroguardia profetica”.

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