Domenica di Pasqua Vescovo (15)DIOCESI – Lectio delle Monache Clarisse del Monastero “Santa Speranza” in San Benedetto del Tronto sulle letture di domenica 3 Aprile.

I discepoli di Gesù, dopo gli eventi che hanno portato alla morte del loro Maestro, se ne stanno rintanati a porte chiuse per timore dei Giudei.
E’ proprio in questa condizione di paura, di chiusura, di smarrimento che Gesù li raggiunge e li visita: «…venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: “Pace a voi!”. Detto questo mostrò loro le mani e il fianco». Sono segni, gesti, parole che dicono non un passato concluso in fallimento e tragedia ma il presente del Signore, Risorto e Vivo in mezzo a loro.
«Io sono il Primo e l’Ultimo, e il Vivente. Ero morto ma ora vivo per sempre e ho le chiavi della morte e degli inferi»: sono parole pronunciate dal Risorto e che leggiamo nella seconda lettura, tratta dal libro dell’Apocalisse. Il Signore si presenta e sta, ancora una volta, in mezzo ai suoi…sta, oggi, in mezzo a noi: non si scandalizza dei nostri dubbi, non si impressiona per la nostra fatica di credere, non pretende che la nostra fede sia perfetta e immediata! Egli è qui, vivo, adesso, pronto ancora una volta a scendere nel buio del nostro cuore per tirarci fuori dalla nostra stanchezza e dalle nostre sconfitte quotidiane…come sempre e ancora un’altra volta!
«Otto giorni dopo…», infatti, Gesù è ancora lì. E’ davanti a Tommaso, il discepolo incredulo: è così che il Signore permette a Tommaso di portare a pienezza la storia iniziata con Lui, che permette a quest’uomo di non lasciarsi andare all’incredulità, al senso di fallimento e di negazione del tutto ma, piuttosto, di coronare l’esperienza fatta con il suo Signore sperimentando la pienezza della fiducia e l’apertura al dono della vita del Risorto.
Ma, quella di Gesù, non è una visita di cortesia, un incontro che vuol solo rassicurare: «Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi […]. Ricevete lo Spirito Santo». I discepoli sono mandati e la loro missione non ha altro contenuto che la testimonianza della riconciliazione e il perdono dei peccati, il dono, cioè, di quella pace che, il Signore Risorto, ha appena riversato su di loro: «Pace a voi!».
Questa esperienza di salvezza e di pace ha segnato profondamente la vita degli apostoli: ricondotti alla loro identità di discepoli, essi diventano capaci di essere, loro stessi, luogo di misericordia e guarigione per tutti: «Anche la folla delle città vicine a Gerusalemme accorreva, portando malati e persone tormentate da spiriti impuri, e tutti venivano guariti».

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