Mentre l’Europa alza muri di fil di ferro, chiude le frontiere e con accordi politici pagati profumatamente miliardi di Euro rispedisce alla Turchia i rifugiati, parte “l’offensiva umanitaria” dei leader delle Chiese cristiane. E’ il Santo Sinodo della Chiesa ortodossa di Grecia a dare per primo la notizia: la prossima settimana papa Francesco, il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I e Sua Beatitudine Hieronymos, arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia si ritroveranno a Lesbo, l’isola del mar Egeo, da mesi diventata meta obbligata di migliaia di rifugiati in fuga dai paesi in guerra dal bacino del Mediterraneo e dalla regione del Medio Oriente.
L’annuncio dell’incontro dei tre leader cristiani non poteva cadere in un tempo più significativo. E’ iniziato il 4 aprile proprio dalle isole greche di Lesbo e Chios il piano di rimpatri dei migranti verso la Turchia, stabilito dall’accordo siglato il 18 marzo scorso tra Bruxelles e Ankara. Un accordo che è stato fortemente criticato da associazioni ed ong e che deve aver scosso in profondità anche le Chiese cristiane europee. Hanno così deciso ancora una volta di mettere da parte rivalità antiche, dissensi dottrinali e lontananze durate secoli di fronte al dramma umanitario di migliaia di uomini, donne e soprattutto bambini che disperatamente cercano di raggiungere l’Europa cavalcando le onde del Mediterraneo o percorrendo le rotte dei Balcani.
L’incontro dei tre leader cristiani sull’isola di Lesbo – fa sapere la Chiesa ortodossa di Grecia – durerà un giorno, non sarà una visita ufficiale o di protocollo ma avrà un carattere “umanitario e simbolico”.
La data non è stata ancora ufficializzata: si parla del 14 o del 15 aprile. Scopo della iniziativa – si legge nella Dichiarazione greca – è “contribuire alla presa di coscienza della comunità internazionale per una cessazione immediata delle ostilità nella regione del Mediterraneo e del Medio Oriente, che colpiscono fortemente le comunità cristiane”.
Le Chiese vogliono aprire gli occhi dell’Europa alla “emergenza di un grande problema umanitario causato da rifugiati disperati che cercano un futuro migliore nel continente europeo”.
Per dare un segnale forte di unità delle Chiese ortodosse – importante anche in vista del Sinodo pan ortodosso che si svolgerà a Creta a fine giugno – sull’isola di Lesbo a fianco di Sua Beatitudine Hieronymos ci sarà anche il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I. Anche lui – si legge in un comunicato diffuso dal Fanar – sta seguendo con “preoccupazione” lo “sviluppo dei conflitti nella regione del Medio Oriente”, “la persecuzione dei cristiani” e “l’ondata dei rifugiati” lungo le rotte verso l’Europa. Pare ne abbia parlato con papa Francesco in una lettera che gli ha inviato il 30 marzo.
L’auspicio di Bartolomeo è che la visita all’isola greca di Lesbo possa anche spingere le “istituzioni competenti” a promuovere iniziative per la protezione delle comunità cristiane e trovare “giuste soluzioni” per la situazione dei rifugiati.
Papa Francesco è un partner ideale per queste grandi aspirazioni. Ha lanciato più volte appelli a favore dei rifugiati convinto che “il modo in cui affrontiamo tale fenomeno è una prova della nostra umanità, del nostro rispetto della dignità umana e, prima ancora, della nostra solidarietà con i fratelli e le sorelle nel bisogno” (Uganda, 2015).
Il primo viaggio del suo pontificato lo fece l’8 luglio del 2013 proprio sull’isola di Lampedusa da dove denunciò per la prima volta la “mondializzazione dell’indifferenza”. L’ultimo segno forte di vicinanza ai migranti lo ha manifestato lo scorso giovedì santo, il 24 marzo, quando si è recato in un centro di accoglienza per richiedenti asilo nel Cara di Castelnuovo di Porto.
A Lesbo papa Francesco non sarà solo. Avrà al suo fianco due leader importanti del mondo ortodosso. E’ la cifra di un ecumenismo che aprendosi alle grandi sfide della storia, ai dolori e alle ferite che attraversano l’umanità , trova un terreno fertile di incontro e dialogo. Sono troppo gravi i problemi delle società moderne per rimanere chiusi nelle proprie dispute. Le Chiese lo hanno capito. Ed hanno capito che è arrivato il tempo di unire la loro voce per scuotere le coscienze, arrivare laddove la politica non riesce, e annunciare insieme al mondo il Vangelo della vita e della Misericordia.