DIOCESI – Lectio delle Monache Clarisse del monastero Santa Speranza sulle letture di domenica 10 aprile, terza domenica di Pasqua:
E’ ancora lì il Signore: in mezzo ai suoi, immerso nella loro quotidianità, accanto a loro alla fine di una notte di pesca infruttuosa.
E’ ancora una volta qui, oggi, a rinnovare la sua alleanza, la sua amicizia, la sua storia insieme a noi, a dirci: «Gettate la rete dalla parte destra e troverete»! E’ un Gesù che continua a farci sperimentare la fecondità di una vita “nutrita” dalla sua Parola, dalla sua presenza, dalla sua compagnia. «Venite a mangiare»: l’invito di Gesù ai suoi discepoli è l’invito che Egli stesso rivolge a ciascuno di noi questa domenica e ad ogni Eucarestia cui partecipiamo. E’ il fare esperienza di una vita che “acquista” sapore e spessore solo se condivisa, solo se affidata, solo se affamata di Lui, solo se sfamata dal suo “stare” in mezzo a noi, solo se consegnata!
Non si tratta di una consegna dovuta, obbligata: il Signore pone solo una condizione che è quella dell’amore, per una sequela di Lui che non richiede alcuna prestazione, ma la quotidiana capacità di portare, fino a subire, le esigenze della misericordia e dell’amore.
«E di questi fatti siamo testimoni noi e lo Spirito Santo, che Dio ha dato a quelli che gli obbediscono»: sono le parole pronunciate da Pietro davanti al sinedrio e che raccontano a noi, oggi, di una possibilità di santità che non consiste nel non aver mai tradito, ma nel rinnovare ogni giorno la nostra relazione d’amore con Cristo, quel Dio che desidera abitare la nostra vita e ciascuno di noi, e non essere relegato nel chiuso dei “recinti sacri”.
E’ questa relazione il nostro «Amen!» al Cristo, all’Agnello, che, come leggiamo nel libro dell’Apocalisse, «è stato immolato» e che Dio «ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare conversione e perdono dei peccati».
Per questo «è degno di ricevere potenza e ricchezza, sapienza e forza, onore, gloria e benedizione», perché, come canta il salmista, con la sua croce ha fatto risalire la nostra vita dagli inferi, ci ha fatto rivivere, ha mutato il nostro lamento in danza, ci ha restituito libertà e possibilità di vita.
Perché con tutte le nostre fatiche, con il rischio di tornare sempre indietro, il Signore continua a rinnovare il suo amore per noi non stancandosi mai di ripetere a ciascuno: «Seguimi».