La cronaca recente di questi giorni ci porta a confrontarci con realtà che pochi conoscono. Un bambino autistico, Giulio, è stato escluso dalla gita della sua classe proprio perché autistico.
L’autismo non è un disturbo semplice: le persone che ne soffrono sono spaventati dalle novità, dai nuovi ambienti, da nuove persone, possono innervosirsi, a volte diventare violenti. Non è facile conviverci, è vero. Non ti guardano negli occhi, si chiudono nel loro mondo, a volte non si accorgono nemmeno che ci sei. Non amano molto il contatto fisico, hanno difficoltà nella comunicazione e nell’interazione sociale, hanno comportamenti e interessi ristretti e stereotipati. Questa è la descrizione di un autistico in linea generale. L’autistico non sceglie di essere autistico, fa queste cose forse senza nemmeno rendersi conto.
Noi invece le facciamo consapevolmente. Quante persone oramai si rinchiudono dietro uno schermo, evitando la vita sociale, e fissando solo il monitor di un pc o di un telefono, anziché guardare negli occhi un amico mentre si sorseggia una bibita al bar. Quante persone non ti ascoltano mentre parli, ma continuano a fissare il proprio telefono per guardarti alla fine della conversazione con uno sguardo perso nel vuoto di chi non ha ascoltato una parola di quello che hai detto? Quante persone si incontrano e si stringono la mano, si abbracciano o si baciano? Quante persone si innervosiscono e magari solo per aver bevuto un bicchiere di troppo diventano violenti? Quante persone che vedono altri in difficoltà fanno finta di non vedere? Quanti mariti vedono la moglie in difficoltà ma guardando la partita nemmeno se ne rendono conto? Quante mamme non si accorgono o fanno orecchie da mercante quando i figli chiedono aiuto in vari modi?
Quanti di voi che leggete potete dire io non ho mai fatto nulla di queste cose? Nessuno, nemmeno io che scrivo. Nessuna persona definita dalla società moderna normale si salva oramai, siamo tutti presi da noi stessi senza accorgersi della persona vicino che ha bisogno di un aiuto.
A pensarci bene siamo tutti autistici, chiusi nel nostro ego, nei nostri interessi e nella nostra persona, chiusi nel nostro mondo, ma differenza di chi soffre di questo disturbo noi autistici lo siamo diventati volontariamente. Il cartello che campeggia sui social è purtroppo la perfetta verità “Io sono Giulio”. Tutti noi siamo Giulio, per nostra scelta però, e finché sarà così bambini come Giulio non avranno mai persone “vere” vicino.