Rover della Compagnia “Efesto” del Gruppo Scout C.N.G.E.I. di San Pio X
SAN BENEDETTO DEL TRONTO – Noi, ragazzi della Compagnia Efesto, siamo giovani scout di 16, 17, e 18 anni.
Come tutti i nostri coetanei, siamo molte cose. Siamo studenti, musicisti, artisti e sportivi, ma siamo soprattutto scout. Uno dei valori più belli che descrivono questa realtà, purtroppo poco conosciuta, è sicuramente il mettersi a servizio degli altri e, non a caso, il motto alla quale ogni scout tenta di ispirarsi è ‘’pronti a servire’’.
Lo scout è pronto all’azione. Non ci limitiamo a sentirci ispirati da belle parole, noi sentiamo il bisogno di agire.
Ed è proprio nel voler esprimere questo bisogno che, al momento della programmazione annuale delle attività, abbiamo deciso di metterci a servizio di una realtà che è così vicina a noi ma che sembra al contempo così lontana. Nonostante l’entusiasmo, in cuor nostro, c’era la solita paura di affrontare qualcosa di sconosciuto forse anche dovuta ai soliti ottusi pregiudizi. Ciò con cui siamo venuti a contatto, è stata una realtà meravigliosa, un esempio di gioia nel mettersi al servizio dell’altro.
Appena arrivati siamo stati accolti da un gruppo di volontari che ci ha messo subito a lavoro in attesa dell’orario di apertura della mensa dentro la quale avremmo dovuto fare servizio per il pranzo.
E’ stato Don Gianni, direttore della Caritas, a spiegarci successivamente gli obiettivi di questa realtà che non si occupa solamente di fornire un aiuto materiale a chi ne ha bisogno, ma soprattutto un sostegno spirituale, attraverso la condivisione di un pasto, attraverso l’ascolto sincero o una semplice stretta di mano.
“Siamo tutti poveri. Nessuno deve pensare di non avere bisogno di qualcosa”, queste le parole di Don Gianni che esprimono al meglio l’essenza di questa realtà. Questo il motivo per cui, una volta distribuiti i pasti, ci siamo seduti ai tavoli a mangiare con loro, a condividere quel momento. Finito il pranzo, ci siamo poi trattenuti per pulire la cucina e la mensa. Ciò che ci ha stupito di questa esperienza è stato il fatto che abbiamo provato gioia proprio nell’abbattere quei muri che ci facevano tanto paura, quel ‘’sconosciuto’’ che ci faceva porre tante domande. Costruire ponti, non muri. Ecco cosa abbiamo imparato da questa esperienza che ci ha arricchito incredibilmente. In quel momento ci siamo sentiti scout, persone vere, ma soprattutto ricchi. Ricchi di qualcosa che non si può vedere, comprare, o toccare.