Relatore di questo secondo appuntamento è stato il direttore di Zenit Antonio Gaspari, l’agenzia di informazione internazionale che diffonde ogni giorno notizie in sette lingue in tutto il mondo. Gaspari ha presentato la sua esperienza come giornalista e vaticanista, svelando le difficoltà di un mondo senza cellulari né moderni computer (siamo a fine anni ’90) a cui comunicare in tempo reale le informazioni riguardanti il Pontefice. «Come passare a tutto il mondo l’omelia del papa o il suo discorso all’Angelus in tempo reale e tradotto almeno in tre lingue? Io insieme ad altri giornalisti ho radunato le redazioni di giornali e case editrici per utilizzare quanti più mezzi possibili per raggiungere l’altra parte del mondo. È bene che l’informazione ci sia, ma deve essere trasmessa in maniera efficace. Ad esempio, si può costruire una proteina con idrogeno, carbonio e una scarica elettrica, ma dalla proteina semplice non c’è vita.
Per far sì che ci sia buona comunicazione è bene che ci siano apertura mentale e mente libera da ogni pregiudizio da parte di chi scrive. Quando ci si mette davanti ad una pagina bianca, quando ci si trova a dover scrivere di qualcosa, bisogna informarsi prendendo i due estremi della notizia, per avere un giudizio quanto più completo e oggettivo. Oggi persiste una concezione utilitarista della notizia: il giornalista la usa e la manipola per fare scoop, perché “la buona notizia non fa notizia”».
Il giornalista romano ha concluso l’incontro augurando ai giovani aspiranti giornalisti presenti il meglio per la loro carriera: non mollare di fronte alle difficoltà, ma volare alto quando si presentano ostacoli lungo il cammino; non schiacciare il proprio sogno, ma osando quando gli altri ti scoraggiano. Il prossimo appuntamento con “Comun. I. care”, fissato per mercoledì 27 aprile, vedrà la presenza di Pierpaolo Flammini, giornalista per Riviera Oggi.