I cambiamenti demografici visti come una sfida positiva. Il superamento dell’approccio emergenziale con cui le istituzioni affrontano il tema dell’invecchiamento. Gli anziani considerati come una delle principali ricchezze di ogni società evoluta. Nasce da questi presupposti la proposta di legge n. 3538 “Misure per favorire l’invecchiamento attivo della popolazione attraverso l’impiego delle persone anziane in attività di utilità sociale e le iniziative di formazione permanente”, fortemente voluta dalle associazioni che si occupano di anziani: Ada (Associazione per i diritti degli anziani),Anteas (Associazione nazionale tutte le età attive per la solidarietà) eAuser (Associazione per l’invecchiamento attivo). Nel nostro Paese, gli over 65 sono quasi il 22% della popolazione: secondo gli ultimi dati Istat ci sono 157,7 anziani ogni 100 giovani. La proposta, che vede come primo firmatario il deputato Edoardo Patriarca, presidente del Centro nazionale per il volontariato, è stata depositata in Parlamento lo scorso 18 gennaio ed è stata presentata pubblicamente il 16 aprile a Lucca, nell’ambito del Festival italiano del volontariato.La legge, composta di 9 articoli, si pone come primo obiettivo sostenere l’impegno degli anziani nel volontariato, in attività di “utilità sociale”: dai “nonni vigili” alla sorveglianza di parchi e giardini, musei e monumenti, dalla compagnia agli anziani fragili alle attività per lo sviluppo della cultura.Uno degli articoli cardine è il n. 3 che introduce il diritto per il volontario anziano, occupato nei progetti di pubblica utilità attivati dai Comuni in collaborazione con il volontariato, a ricevere dagli enti locali dei “bonus” sotto forma di un buono pasto e altre agevolazioni culturali, ricreative, formative o per la mobilità.
Salto epocale. “Questa legge sull’invecchiamento attivo, la prima a livello nazionale, rappresenta per noi un salto quasi epocale perché considera gli anziani non solo un problema ma un’opportunità in una società frenetica come la nostra”, afferma Enzo Costa, presidente nazionale dell’Auser.“La proposta di legge, che prevede una serie di attività da svolgere in sinergia con gli enti locali – prosegue – è un punto di partenza per cercare di ridisegnare una società più equa.Il 22% della popolazione del nostro Paese ha più di 65 anni, tra qualche anno sarà il 30%: perciò, stiamo parlando non solo di politiche di benessere per la persona e per la comunità, ma anche di un segno di rispetto per una parte consistente della popolazione di questo Paese”. Con l’allungamento dell’aspettativa di vita “chi va in pensione ha davanti a sé un periodo di vita che va dai 20 ai 25 anni, da colmare di contenuti e di diritti di cittadinanza. L’anziano deve essere una persona come gli altri, anzi, essendo un soggetto fragile, deve essere visto con un po’ più di attenzione. E ha diritto anche ad avere una formazione continua: impegnare una persona adulta in percorsi e progetti culturali significa allontanare malattie come l’Alzheimer o la demenza senile. Sono investimenti che, tra l’altro, costano pochissimo e rendono in termini sociali tantissimo.
Dare questa possibilità è doveroso nei confronti di chi ha lavorato e contribuito allo sviluppo del nostro Paese e si trova a una certa età messo da parte, ignorato, respinto”.
Condizione quasi invisibile. “La peculiarità della proposta di legge è la valorizzazione dell’invecchiamento attraverso delle buone azioni”, afferma Sofia Rosso, presidente di Anteas, che auspica “un riconoscimento, soprattutto da parte degli enti locali, della potenzialità dell’invecchiamento attivo delle persone”. Esperienza già vissuta da Anteas: “Le persone anziane attive, grazie al loro tempo offerto, alla gratuità, alla disponibilità, sono un dono per gli altri, ma – ammette Rosso – è una condizione abbastanza invisibile, conosciuta solo dalle associazioni impegnate in questo settore”. Secondo Adriano Musi, presidente nazionale dell’Ada,
“questa proposta di legge serve per fare cultura.
Oggi l’invecchiamento è vissuto come un recinto di solitudine, bisogna invece gestirlo come una longevità attiva per ridare respiro a un’età che oggi si vede solo come un peso o addirittura come un costo passivo all’interno del Paese.Occorre ripensare un welfare sociale che metta al centro la possibilità di scambiare l’entusiasmo giovanile con l’esperienza, capacità e forza lavoro con tradizioni e mestieri artigianali che stanno sparendo”.
Valorizzazione del territorio. “Anche Christine Lagarde, direttore generale del Fondo monetario internazionale, ha detto che la longevità in alcuni paesi ha creato dissesti finanziari.
La proposta di legge vuole rovesciare il paradigma imperante:
il saper coinvolgere le persone in tutte le fasi della vita, anche in quella più anziana, vuol dire un guadagno per il paese in termini di volontariato, di benessere della persona, di cura del bene comune”, chiarisce Edo Patriarca. “L’Italia ha il più basso tasso di natalità e il più alto tasso di longevità.La legge vuol fare in modo che queste due apparenti contrapposizioni diventino una grande sfida e una risorsa per il Paese, per tornare a crescere, con politiche attente alle famiglie che vogliono fare figli e politiche che vogliono valorizzare l’invecchiamento attivo”.Tra l’altro, “la legge rimette al centro il territorio: il soggetto che è chiamato ad attivare progetti di questo tipo è soprattutto l’ente locale con il Terzo settore”.
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