GERUSALEMME – La domenica delle Palme, celebrata l’altro ieri dalle Chiese che seguono il calendario giuliano, ha visto un incremento esponenziale di pellegrini egiziani copti giunti a celebrare i riti della Settimana Santa a Gerusalemme. Secondo i media egiziani citati da Fides, nell’anno corrente sono già almeno 5.700 i cristiani copti ortodossi che hanno raggiunto la Città Santa, con un incremento di più di mille unità rispetto ai pellegrini copti che avevano computo il pellegrinaggio ai Luoghi Santi di Gerusalemme nel 2015.
La crescente presenza di pellegrini copti ortodossi egiziani nella Città Santa segna nei fatti il superamento del divieto di visitare Gerusalemme che nel 1979 era stato imposto ai propri fedeli dall’allora Patriarca Shenuda III. Negli anni in cui si radicalizzava il conflitto arabo-israeliano, il Patriarca copto Shenuda III (1923-2012) aveva vietato ai fedeli della sua Chiesa di compiere pellegrinaggi nello Stato ebraico e non aveva cambiato posizione neanche dopo la normalizzazione dei rapporti tra Egitto e Israele voluta dal Presidente Sadat.
Tale divieto non è mai stato formalmente revocato, ma già nel 2014 il viaggio compiuto in Terra Santa da una novantina di cristiani copti in occasione della Settimana Santa aveva dato modo a diversi osservatori di sottolineare l’inattualità della disposizione disciplinare anti-pellegrinaggio, nel quadro dei rapporti esistenti tra le due nazioni confinanti.
A incentivare ulteriormente i pellegrinaggi dei copti in Terra Santa – spiega ancora Fides – ha di certo contribuito anche il viaggio compiuto a fine novembre a Gerusalemme dallo stesso Patriarca Tawadros II, in occasione dei funerali dell’arcivescovo Abraham, capo della locale comunità copta ortodossa. Il viaggio patriarcale, pur presentato dalla Chiesa copta ortodossa come “un’eccezione”, è senz’altro stato recepito dai copti egiziani come un segnale eloquente che il nuovo Patriarca non ha intenzione di difendere divieti penalizzanti per la vita spirituale dei fedeli.