“In Iraq la Chiesa per stampare o avere un canale radiofonico deve ricevere un permesso. I cattolici sono la minoranza e quasi tutto è sotto controllo governativo. Non è possibile nemmeno scrivere “Gesù Cristo figlio di Dio”. Lo dobbiamo scrivere in aramaico così nessuno capisce”. Lo ha affermato Basilio Yaldo, vescovo ausiliario di Baghdad in Iraq, nel corso dell’incontro organizzato ieri pomeriggio dalla Pontificia Università della Santa Croce sulla comunicazione delle chiese nel mondo. “Il martirio – ha proseguito Yaldo – è il carisma della nostra Chiesa. Questo ci dà la forza a rimanere dove siamo”. “Oggi soffrono tutti per il fenomeno dell’immigrazione che divide le famiglie in diverse parti del mondo ma in particolare a soffrire sono i cristiani. Dopo la caduta di Saddam i cristiani sono stati perseguitati. Fino al 2003 erano un milione, mentre ora non sono più di 400mila persone. Il governo e la comunità internazionale non hanno fatto nulla per fermare la fuga dei cristiani dall’Iraq. Sono state attaccate molte chiese, rapite le ragazze di Baghdad obbligandole a indossare il velo e ucciso molti martiri del clero. Solo recentemente – ha ricordato – 57 persone sono morte durante la Messa in un attentato mentre erano nella cattedrale di Baghdad”. La situazione è peggiore al Nord, come ha detto il vescovo ausiliario, a causa della presenza dell’Isis: “Oltre 120mila cristiani sono stati costretti a scappare in una notte dalla propria casa a Mosul e ancora aspettano di tornare. Per risolvere questi problemi – ha osservato – occorre che ci si sieda a un tavolo per parlare della sofferenza di questa gente. Incoraggiare i vari gruppi a collaborare e impegnarsi in un dialogo costruttivo, ottenere il riconoscimento giuridico di tutte le religioni e infine promuovere la comunicazione per stabilire la cultura del rispetto dei diritti umani”.