Zenit di Luca Marcolivio
VATICANO – La III Conferenza Internazionale sulla Medicina Rigenerativa è un’occasione di incontro tra la scienza e la misericordia. Lo ha ricordato papa Francesco nel corso dell’udienza da lui concessa ieri ai congressisti, che oggi concluderanno la loro tre giorni di dibattiti sul tema Cellular horizons: how science, technology, information and communication will impact society, ospitata presso l’Aula Nuova del Sinodo, in Vaticano.
Dopo aver ringraziato per le sue parole introduttive, il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, che promuove l’evento, con la partnership di vari soggetti, a partire dalla Stem For Life Foundation, il Santo Padre ha subito focalizzato l’attenzione sullo studio delle malattie rare, portato avanti dai congressisti, con lo scopo di trovare “possibili terapie, senza trascurare gli interrogativi etici e antropologici, sociali e culturali, nonché il complesso problema dell’accessibilità alle cure” da parte di chi ne è colpito.
“A questi pazienti, infatti, molte volte non si presta sufficiente attenzione, perché non si intravede un consistente ritorno economico dagli investimenti fatti in loro favore”, ha lamentato il Papa, sottolineando anche le “sofferenze e preoccupazioni anche in coloro che, a vario titolo, se ne prendono cura, a partire dai familiari”.
Il congresso in corso, dunque, “assume un valore ancora più significativo nell’orizzonte del Giubileo Straordinario della Misericordia”, dando un “motivo di speranza” nel coinvolgimento di “persone e istituzioni diverse, di culture, società e religioni differenti, tutte accomunate da una spiccata sensibilità verso le persone malate”.
Il Santo Padre ha quindi individuato tre parole chiave, che accompagnano il percorso scientifico-culturale dei ricercatori e degli operatori sanitari impegnati nella medicina rigenerativa. Il primo concetto è la “sensibilizzazione”, che si traduce nella promozione di una “crescita del livello di empatia” nei confronti di chi soffre per malattie rare, secondo una “sensibilità umana” che dovrebbe essere “universale” ed “indipendente dal credo religioso, dal ceto sociale o dal contesto culturale”.
La seconda parola chiave è “ricerca”, considerata nelle due “accezioni inscindibili” di “educazione” e di “indagine scientifica vera e propria”. In tal senso, il Pontefice ha auspicato che le scienze mediche siano sempre accompagnate da una “adeguata formazione umana” e da un “fondamentale riferimento all’etica”, con una “costante attenzione alle questioni morali per essere strumento di tutela della vita e della dignità della persona umana”.
Francesco ha infine posto l’accento sulla necessità di “assicurare l’accesso alle cure”, evitando che il “meccanismo del profitto” prevalga sul “valore della persona umana” e favorendo, al contrario, “soluzioni alle sofferenze che affliggono i nostri fratelli ammalati” che siano alla portata di tutti.
In conclusione, il Papa ha incoraggiato i ricercatori e gli operatori nella medicina rigenerativa a coltivare i valori del loro “itinerario accademico e culturale” e a mostrarsi, in questo Anno Giubilare, “cooperatori qualificati e generosi della misericordia del Padre”.
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