“Una data importante per la Chiesa e per questo Pontificato”. Non ha dubbi il cardinaleLorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi, nel giudicare la storicità dello scorso 8 aprile, giorno della pubblicazione dell’Esortazione apostolica postsinodaleAmoris lætitia. A un mese di distanza, lo abbiamo incontrato per fare il punto sulla ricezione del documento, ma anche per riflettere sulle prospettive future per “il cammino della sinodalità”.
Eminenza, la pubblicazione dell’Esortazione apostolica postsinodale Amoris lætitia ha, in qualche modo, sugellato il cammino sinodale sulla famiglia compiuto negli ultimi due anni. Che bilancio si può fare di questo percorso? Dal suo particolare “osservatorio” può fare sintesi delle risposte all’Amoris laetitiain tutto il mondo?
Con l’Esortazione apostolica il Papa ha mostrato di avere attentamente ascoltato ciò che il popolo di Dio e le due assemblee del Sinodo dei vescovi hanno elaborato e ha espresso la sua parola autorevole.
A quanto mi risulta e come è emerso nella recente riunione del Consiglio di segreteria, l’accoglienza del documento è stata generalmente molto positiva. Viene per lo più evidenziata la capacità di comprendere e di essere vicino alle svariate esperienze che vivono le singole persone e le famiglie, la concretezza del linguaggio, la sottolineatura continua della bellezza e della ricchezza della famiglia, l’invito a saper cogliere quanto di positivo vi è nelle diverse situazioni. Molte persone hanno apprezzato la capacità d’inclusione contenuta nelle parole del Papa. Ricordo, per esempio, alcune persone vedove, che hanno testimoniato la loro commozione nel ritrovare la propria esperienza di vita nell’Esortazione, come anche la gratitudine che le famiglie visitate dal lutto hanno voluto esprimere al Santo Padre perché hanno sentito le sue parole e la sua stessa persona accompagnare il loro dolore.
Come è stato accolto il documento nei diversi Paesi?
Se si può dire qualcosa in generale sull’accoglienza dell’Esortazione, è prematuro dettagliare come essa sia stata accolta nei diversi Paesi.
Occorrerà un po’ di tempo per verificare la ricezione di questo documento che, a detta di tutti, è particolarmente articolato e tocca svariati aspetti.
Sarà l’esperienza concreta delle diocesi, delle parrocchie, delle comunità ecclesiali a manifestare il grado di accoglienza e di messa in pratica di ciò a cui il Papa ci esorta.
Papa Francesco ha molto a cuore i temi della sinodalità e della collegialità. Nel suo discorso per la commemorazione del 50° del Sinodo dei vescovi ha detto, tra l’altro, che “il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio”. È un percorso realizzabile? E in che modo?
È a partire dal Concilio Vaticano II che la riflessione sulla sinodalità è presente nella vita della Chiesa. L’istituzione del Sinodo dei vescovi nel 1967 ne è stata la prima diretta conseguenza. Quindi, Papa Francesco si inserisce in un cammino iniziato da tempo. E invita a proseguire questo cammino, nella convinzione che, come dice san Giovanni Cristostomo,
“Chiesa e Sinodo sono sinonimi”.
Occorrerà riflettere e approfondire i diversi aspetti che sono in gioco, per individuare in maniera sempre più adeguata come concretizzare l’esperienza di una “Chiesa sinodale”.
Perché è così difficile capire che le dinamiche della sinodalità non rispondono alle logiche delle contrapposizioni o delle fazioni “vincitori-vinti”?
Siamo troppo abituati a ragionare in termini di maggioranza e minoranza, come espressione di chi vince e di chi perde. Questo, inevitabilmente, genera contrapposizioni.
La sinodalità, invece, risponde a un altro criterio: il consenso per conseguire il fine ultimo “salus animarum”, che si modula nel tempo e nello spazio su tematiche concrete, da cui scaturiscono decisioni per il bene dei fedeli.
In questa prospettiva l’apporto di ciascuno è importante, perché contribuisce ad ampliare le conoscenze e a comprendere anche quelle diverse delle proprie, a chiarire le difficoltà, a proporre punti di vista che, si presuppone possano avere bisogno di integrazione. L’obiettivo non è quello del compromesso per avere più voti e vincere, ma quello di giungere a una soluzione che rappresenti il maggior bene per tutti. È necessario sviluppare insieme tutti gli elementi che concorrono alla formazione di un giudizio quanto più retto possibile, in maniera da arrivare così a quella convergenza, che meglio esprima i punti di vista di ciascuno. E anche quando si procede a votazioni per determinare una maggioranza su un testo specifico, è sempre importante tenere presenti i criteri comuni e gli elementi condivisi.
Come favorire, allora, l’ascolto e la comunione per una Chiesa sinodale?
Una Chiesa sinodale si basa sull’interazione di tre soggetti, ognuno dei quali ha un ruolo determinato e una funzione specifica:
il Popolo di Dio nella sua totalità, i vescovi e il Papa.
L’interazione evidenzia e rafforza la comunione tra questi soggetti. Occorre, quindi, che questa comunione si esprima anche visibilmente, sia nella vita concreta delle comunità ecclesiali sia nei momenti in cui occorre prendere decisioni. Ci sono già vari luoghi in cui ciò avviene o dovrebbe avvenire: i Consigli parrocchiali, i Consigli presbiterali, i Consigli pastorali, per non parlare dei Sinodi diocesani, che stanno riprendendo un ruolo significativo nelle Chiese locali. La modalità di svolgimento delle ultime due assemblee sinodali sulla famiglia ha fatto risaltare un ulteriore elemento che favorisce l’ascolto e la comunione in ordine a decisioni da prendere. Si tratta della consultazione di tutto il popolo di Dio: singoli, famiglie, sacerdoti, consacrati, gruppi, organizzazioni, centri accademici.
Nei giorni scorsi si è riunito il Consiglio ordinario della segreteria generale del Sinodo. Tra le altre cose sono stati individuati alcuni temi per la prossima assemblea. Ci può dire qualcosa?
Dopo la presentazione dei temi proposti dalle Conferenze episcopali e da altri enti di diritto, il Consiglio ha individuato due tipologie possibili di tema.
La prima riguarda principalmente la vita interna della Chiesa e la sua organizzazione, come ad esempio il ministero sacerdotale e la formazione a esso connessa; il dialogo interreligioso come promotore di pace; la sinodalità nella Chiesa.
La seconda tipologia, invece, rivolge la sua attenzione maggiormente al rapporto della Chiesa con la società in cui viviamo, i suoi problemi e le sue attese. In questa prospettiva, sono sembrati importanti temi come la pastorale dei giovani, la migrazione dei popoli, la dottrina sociale della Chiesa.
Ovviamente, la distinzione tra temi “ad intra” e temi “ad extra” vale “a grandi linee”, nel senso che quando la Chiesa guarda a se stessa, lo fa sempre per offrire un servizio migliore a tutta la società umana e quando rivolge la sua attenzione alla società lo fa per trovare vie migliori per l’annuncio del Vangelo. I temi, come previsto dal regolamento del Sinodo, sono stati proposti al Santo Padre, che deciderà opportunamente.
C’è allo studio anche una riforma del Sinodo dei vescovi. A che punto è questo progetto?
Si sta lavorando. Un primo passo è stato compiuto con le Giornate di studio tenutesi in febbraio, alle quali hanno partecipato una cinquantina di esperti e professori universitari. Le relazioni, le comunicazioni e il dibattito sono state particolarmente arricchenti e hanno offerto elementi interessanti su cui continuare a riflettere. Il Consiglio ordinario della Segreteria generale ha dedicato un congruo tempo dei suoi lavori all’approfondimento di quanto emerso dalle Giornate di studio. Si sta procedendo verso una revisione dell’Ordo Synodi Episcoporum, che raccolga sia l’esperienza del modo in cui si è proceduto durante le ultime due assemblee sinodali sia gli apporti e i contributi emersi durante le Giornate di studio e il successivo approfondimento del Consiglio ordinario della Segreteria generale.
Come proseguirà il cammino ora?
Si guarda in avanti per continuare questo processo di partecipazione ecclesiale di tutto il popolo di Dio e utilizzare gli strumenti già esistenti, potenziandoli e arricchendoli di maggiore chiarezza dottrinale e di un’azione pastorale adeguata.
L’esperienza sinodale di questi tre anni trascorsi a livello istituzionale del Sinodo dei vescovi incoraggia a proseguire e a raggiungere obiettivi effettivi. Le emergenti problematiche interpellano la Chiesa e sono occasioni di grande attenzione e respiro universale, coinvolgente e stimolante. Papa Francesco ci insegna a guardare avanti con coraggio e determinazione e a varcare muri e confini verso orizzonti vasti, nuovi luoghi di evangelizzazione.