“Innescare il movimento per l’integrazione”; “vivere e apprezzare la diversità”; “educare, in Italia e in Europa, al multiculturalismo”. Nella certezza che “oggi i giovani debbano essere gli agenti di cambiamento, svolgendo il ruolo di connessione tra le diverse culture”, perché “crediamo che non importi la provenienza, il colore della pelle o la religione: siamo tutti esseri umani”. Non mancano solide convinzioni ai giovani di Aiesec, “network globale” universitario sorto nel 1948 e presente in 126 Paesi, la cui sezione italiana è la vincitrice del Premio europeo Carlo Magno della gioventù, edizione 2016.
Il prestigioso riconoscimento, promosso dal Parlamento europeo e dalla Fondazione internazionale “Premio Carlo Magno” (la stessa che venerdì 5 maggio consegnerà, in Vaticano, l’omonimo Premio a Papa Francesco),è andato al progetto “InteGreat”, superando di slancio centinaia di altri progetti provenienti da tutto il continente.E bruciando sul filo di lana due belle iniziative giunte rispettivamente dalla Grecia (liceo di Pirgetos, Larissa; gioco per tablet su Carlo Magno, “Padre dell’Europa”) e dal Regno Unito (conferenza annuale internazionale per gli under30 organizzata da Young European Council).
L’idea di fondo di “InteGreat”, che ha catturato i giurati di Aquisgrana, mira a collegare i giovani provenienti da tutta Europa “affinché possano reagire alla crisi dei rifugiati e favorire l’integrazione” dei migranti. La proposta vorrebbe coinvolgere volontari internazionali, le Ong territoriali, le scuole e le comunità locali grazie all’organizzazione di workshop, attività di svago, seminari ed eventi. Al fondo traspare la volontà – che procede, come un salmone, risalendo la corrente populista e xenofoba diffusasi di pari passo con l’arrivo di migranti nel Vecchio continente – di
far sentire i profughi delle “persone”, accettate per quello che sono, con il loro bagaglio di esperienze, problemi (tanti), culture, lingue, fedi religiose.
Si tratta, secondo i giovani vincitori, che hanno portato l’Italia in cima a un’Europa divisa e timorosa sul nodo-migranti, di fornire a chi approda in Italia, Grecia o altri Paesi “tutti quegli strumenti necessari per avere un ruolo attivo nella società europea”.
Guiscardo Urso, presidente di Aiesec Italia, spiega: “InteGreat nasce dalla volontà dei giovani europei di abbattere le barriere culturali e favorire l’integrazione di immigrati e rifugiati politici. La sfida è quella di dare il nostro contributo alla risoluzione di uno dei più grandi problemi che stanno attualmente colpendo l’Italia e l’Europa”.
Concretamente il progetto (che martedì 2 maggio ha ricevuto dalla Fondazione “Carlo Magno” un diploma, una medaglia e un assegno “di incoraggiamento” da 5mila euro), da attuarsi in Italia,prevede il coinvolgimento di 70 giovani volontari internazionali che si mettano a disposizione per un periodo di 6 settimane per supportare le azioni di enti locali, Ong, associazioni che operano per l’integrazione,mediante attività didattiche per i minori stranieri (corsi di lingua, giochi di società, sviluppo di progetti creativi…) e per gli adulti (ad esempio con seminari per spiegare la realtà socio-politica italiana ed europea). Inoltre si vorrebbe realizzare un sito web e promuovere eventi di aggregazione e confronto con le comunità locali, anche sollecitando gli organi di informazione, per dare risalto alle storie degli “ospiti” – come vengono garbatamente chiamati i migranti – così da farle conoscere ai cittadini italiani.
Questo, in sintesi, il progetto. Tutto da realizzare concretamente. Ma un progetto – è bene riconoscerlo – che marcia nella direzione giusta, pur senza negare, come si legge in “InteGreat”, “le difficoltà nazionali ed europee per la prima accoglienza” dei profughi.
Non di rado i giovani hanno vista lunga e orizzonti aperti.