Mons. Galantino, nella sua prolusione ha parlato di noi giovani, del nostro ruolo nel presente, ma soprattutto nel domani. Ci troviamo dinnanzi ad una situazione poco facile, quali prospettive, ma soprattutto come possiamo uscire da questa impasse?
Possiamo uscire da questa situazione se tutti noi ce la mettiamo tutta e ci impegniamo insieme. Dunque se questo ascolto non diventa soltanto l’ascolto che le istituzioni devono avere nei confronti dei giovani, ovvero quell’ascolto tra i giovani giovani e gli adulti, responsabili non responsabili, devono avere nei confronti della storia. Chiunque voglia contribuire a rendere migliore il nostro mondo deve realizzare dentro e attorno a sé una condizione: mettersi in ascolto della storia nella quale siamo tutti inseriti. In particolare, in ascolto della storia di una Chiesa alla continua ricerca di fedeltà a Cristo e al Vangelo. Una fedeltà sempre difficile da raggiungere, soprattutto quando, come Chiesa, non abbiamo tutto il coraggio necessario per compiere l’indispensabile esercizio di “uscire” dalla retorica, dai luoghi comuni e dal politicamente corretto per lasciare spazio alla libertà che ci restituisce al Vangelo di Gesù. Dobbiamo essere gente capace ci stare pienamente nella storia, starci pienamente e starci soprattutto responsabilmente perché si tratta della nostra storia. Solo chi sta responsabilmente nella storia, responsabilmente contribuisce a costruire un futuro migliore.
Nel corso degli anni, la Conferenza Episcopale Italiana ha raccolto una sfida importante, la lotta alla disoccupazione giovanile. Cosa rappresenta il Progetto Policoro?
Il Progetto Policoro è veramente un atto di coraggio della Chiesa italiana con due obiettivi, il primo è quello di passare dalle parole ai fatti e poi quello di trasformare i giovani da destinatari di un assistenzialismo vuoto e controproducente ad un protagonismo veramente intelligente. Chiedo ai giovani di farsi missionari del progetto, nel senso di far capire che esiste un modo per dare risposte concrete e dignitose, culturalmente sostenibili e socialmente accettabili a questa che continua ad essere un’urgenza.
Infine, cosa si sente di dire ai giovani?
Abbiate il coraggio di non fermarvi di fronte alle difficoltà, soprattutto di pretendere di più dagli adulti, che attraverso comportamenti coerenti siano capaci di incoraggiare e non scoraggiare i giovani. Impegnarsi a partecipare e dialogare, allenarsi al rispetto e accogliendo come un’opportunità di crescita la diversità dell’altro. La nostra società ha bisogno di persone, e soprattutto di giovani, che non si chiudano in se stessi, ma accettino il confronto e il lavoro comune, che si interessino dei problemi sociali e portino in essi il loro sguardo meno condizionato e realisticamente entusiasta.