Lo Spirito Santo “muove la Chiesa”, ma per molti cristiani oggi è uno sconosciuto o perfino “un prigioniero di lusso”. È il monito lanciato dal Papa nell’omelia della Messa celebrata ieri a Santa Marta. Lo Spirito Santo ci fa cristiani “reali”, non “virtuali”, ha detto Francesco, che durante la Messa ha rivolto un pensiero speciale alle Suore vincenziane che lavorano a Casa Santa Marta, nel giorno della festa della loro fondatrice, Santa Luisa di Marillac. “Lo Spirito Santo è quello che muove la Chiesa, è quello che lavora nella Chiesa, nei nostri cuori, è quello che fa di ogni cristiano una persona diversa dall’altra, ma da tutti insieme fa l’unità”, ha spiegato il Papa: “È quello che porta avanti, spalanca le porte e ti invia a dare testimonianza di Gesù. Lo Spirito Santo è quello che è in noi e ci insegna a guardare il Padre e a dirgli: ‘Padre’. Ci libera da questa condizione di orfano nella quale lo spirito del mondo vuole portarci”. Lo Spirito Santo, ha proseguito, è “il protagonista della Chiesa viva: è quello che lavora nella Chiesa”. Il pericolo, ha avvertito, “è che quando non viviamo questo, quando non siamo all’altezza di questa missione dello Spirito Santo” riduciamo “la fede a una morale, a una etica”. Ma la vita cristiana “non è una etica: è un incontro con Gesù Cristo”, ed è proprio lo Spirito Santo che “mi porta a questo incontro con Gesù Cristo”. Noi, invece, “nella nostra vita abbiamo nel nostro cuore lo Spirito Santo come un prigioniero di lusso: non lasciamo che ci spinga, non lasciamo che ci muova”, ha ammonito il Papa, secondo il quale solo una cosa lo Spirito Santo “non sa fare: cristiani da salotto. Non sa fare ‘cristiani virtuali’ ma non virtuosi. Lui fa cristiani reali”. “Pensiamo allo Spirito e parliamo con Lui”, la consegna per la settimana che si separa dalla Pentecoste.