“Probabilmente inutile”, scrive Corrado Augias.
Probabilmente inutili queste mie riflessioni.
L’inutile però attrae e fa riflettere. Si apparenta con il gratuito e dona sfumature inedite e particolari alla scrittura e alla vita.
Augias presenta il saggio “brillante, argomentato con abilità e competenza” di Lucetta Scaraffia dall’intrigante titolo “Dall’ultimo banco” (Marsilio, Venezia 2016, pp. 109).
Non sono memorie autobiografiche oppure amarcord letterario. Forse queste non sarebbero inutili…
L’inutilità è intrinseca e ineludibile alla partecipazione al Sinodo dei vescovi sulla famiglia?
Certamente se il punto di vista è siglato da un masculo (forse non maschilista e patriarcale ma pur sempre masculo) che non tiene conto della resilienza femminile.
Scaraffia è donna.
Intelligenza, cultura e prassi di vita sono di donna.
Da qui la forte responsabilità di gettare non una bomba nel campo della Chiesa e neppure una bomba intelligente che sa scegliere il proprio bersaglio (questa sì che sarebbe intelligenza inutile e devastante), ma il coraggio della donna che pensa da sé, che si conosce libera da schemi e schermature e non intende produrre macerie.
La proposta è donna perché conosce la maternità che produce in positivo e non ciancia vuota o critica demolitrice.
“Dall’ultimo banco”, non scelto perché allieva o studentessa disinteressata e abulica, ma accettato perché, in fin dei conti, è pur sempre meglio dell’esclusione e della distanza, lo sguardo della donna fulmina, nel senso che illumina ma anche denuncia, con il basso continuo di ben tre senza che introducono tre capitoli:
senza storia; senza sesso; senza futuro.
Perché non depositare polvere su queste pagine e acquistarsi un last minute per Maiorca?
Perché “l’inutile” è molla propulsiva, dimensione che non conosce sosta, azione propositiva concreta che vuole, a tutti i costi (il costo maggiore è la verità), insieme smascherare i problemi taciuti (volutamente) e indicare le strade per risolverli guardando alle biografie profetiche di donne che hanno operato proprio sul terreno scivoloso dell’“inutile” ma con il gaudio nel cuore. Lo Spirito Santo infatti si fa beffa dei nostri senza e suscita testimoni di avvenuta emancipazione femminile, di valori spirituali che si chiamano sante, di opere, reali e concrete, per salvare la vita degli ultimi, dei poveri e degli oppressi (maschi e femmine!).
L’istituzione, anche se ecclesiastica, rimane istituzione, che è d’obbligo far pensare, per non restare abbagliati da un cammino storico e sociale che muove passi da gigante senza rendersi conto che ha i piedi di argilla perché senza storia.
Ritardi, cecità, ottundimenti? Si legga, ponderandolo, il saggio e li si scopriranno descritti, documentati ma non isteriliti. Contengono tutti il germe dell’annuncio evangelico, affidato per primo alle donne, che intendono far togliere quel manto che i secoli hanno deposto sulle loro vite concrete, siano esse di donne maritate o di consacrate o di …single e mostrare il loro volto perché “a portare uno sguardo critico sulla cultura omologata, e per rinnovare le identità senza cadere in un futuro informe, serve un punto di vista femminile radicato nella tradizione cristiana. Ormai in molti – soprattutto giovani- si stanno accorgendo che la visione cristiana è l’unica veramente libera, veramente rivoluzionaria rispetto ai pesanti condizionamenti culturali ai quali siamo sottoposti. Ma solo se questa visione è colta nella sua dimensione dinamica e creativa, aperta al punto di vista femminile”.
E per passare dall’utopia alla prassi? Guardare alle donne e ascoltarle, lasciarle operare “è questo il passo che attende la Chiesa oggi, passo a cui l’ha condotta il paziente lavoro dello Spirito”.
In una società in cui, attesta Augias, “la presenza di Dio è diventata irrilevante”, perché Egli è “semplicemente scivolato via, scomparso e pochi sembrano rimpiangerlo”, Scaraffia apre alla storia, troppo spesso dimenticata o annullata, e richiama le donne alla splendida battaglia dell’inutile, dal sapore evangelico per quella Presenza.
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