“Invito i giovani a venire a Cracovia. Non abbiate paura. La Polonia è un Paese tranquillo, controllato e sicuro. I servizi di sicurezza faranno di tutto perché ogni cosa si svolga in serenità. Ci sono centinaia di migliaia di giovani iscritti da 182 Paesi. Sarà un avvenimento fantastico”. Lo ha detto l’arcivescovo di Cracovia, cardinale Stanislaw Dziwisz, salutando gli oltre 50 tra giornalisti e delegati delle Conferenze episcopali europee che partecipano al seminario sulla Gmg di Cracovia promosso dal Ccee e che si chiude oggi nella città polacca. L’incontro è avvenuto nella serata di ieri, 13 maggio, che coincideva con l’anniversario dell’attentato (13 maggio 1981) di Alì Agca in piazza san Pietro. L’occasione giusta per il cardinale, che di Wojtyla fu segretario personale per 27 anni, di rievocare quei drammatici momenti di cui fu testimone diretto. “Se volete conoscere chi era veramente Giovanni Paolo II dovete sapere come si è comportato negli istanti immediatamente successivi all’attentato: non era preoccupato per se stesso – io ero con lui in ambulanza – gli chiedevo se stesse soffrendo, mi rispose di sì, ‘molto’. Mentre era cosciente pregava per l’attentatore perdonandolo. Una persona santa”. Durante l’Anno della Redenzione (1983), ha aggiunto il cardinale Dziwisz, “il Papa andò a trovare Ali Agca in carcere. Durante il colloquio continuava a chiamare il suo attentatore ‘fratello’, ma costui non gli ha mai chiesto scusa. L’unico interesse di Agca era di conoscere di Terzo segreto di Fatima. Il Papa lo ha trattato come un fratello, perdonandolo. Senza perdono non ci può essere riconciliazione e pace”. “Giovanni Paolo II non ha mai avuto paura dopo l’attentato – ha evidenziato il porporato – e ha continuato la sua missione con grande forza. Senza paura. Il senso del suo pontificato è stato ‘non abbiate paura, aprite le porte a Cristo’”.
0 commenti