MATERA – Una meraviglia del mondo conosciuto, si tratta di Matera, con i suoi “Sassi” insigniti 23 anni fa del riconoscimento di “Patrimonio mondiale dell’umanità dell’UNESCO” e recentemente sede del Convegno Nazionale UCSI.
Nel 2019 sarà Capitale europea della cultura, titolo non casuale per una città dai vari ossimori, che ha fatto della sua povertà, ma soprattutto delle gesta dell’uomo, due grandi ricchezze, un luogo decantato da Pascoli e da Carlo Levi, quest’ultimo obbligato a scoprire il materano a causa della condanna al confino durante l’italico Fascismo.
Chi visita Matera non deve scoprire solo i Sassi. Lasciando la città e percorrendo la Via Appia in direzione di Laterza e Taranto, si svolta a destra e si percorre Contrada Murgia Timone, un ipotetico confine tra urbanizzazione e il paesaggio selvaggio quanto simbolico delle Murge, luoghi d’ispirazione per Mel Gibson, che realizzò il suo capolavoro sulla Passione di Cristo.
Finita la salita, l’infinito materano si apre agli occhi del turista, ecco il Sasso Caveoso, esposto verso Montescaglioso, la meravigliosa rupe della Civita e il Sasso Barisano, esposto verso Bari, in una vera e propria apertura materana verso settentrione e verso oriente.
La Murgia di Matera è patria delle Chiese Rupestri, circa centocinquanta siti di culto compresi in un lasso temporale che dall’alto medioevo giunge fino al secolo XIX, strettamente legati ad ogni fase storica, sociale e religiosa del territorio.
Una capillare rete di chiese affrescate, cappelle, monasteri privati ad opera tanto di nobili longobardi, signori feudali e vescovi, quanto dello stato bizantino, per assicurare una diffusa presenza ed una formazione cristiana.
Una di queste è la Madonna delle Tre Porte, caratterizzata dagli affreschi della navata centrale e da una raffigurazione della Madonna del melograno, attribuiti al Maestro di Miglionico protagonista della pittura a fresco lucana nella seconda metà del XV secolo.
Ritornando lungo l’Appia si scorge una vera e propria chicca, il Santuario di Santa Maria della Palomba, davvero sorprendente. Non fatevi ingannare dal portale falsamente Romanico, esso risale al 1583 e fu realizzato da Giulio Persio, autore anche delle statue presenti nelle nicchie laterali e ritraenti Santa Barbara, la Madonna con Bambino, Santa Lucia, San Leonardo, San Donato e San Gregorio Magno.
Sorprendente è anche quello che si può trovare accedendo oltre il presbiterio: si tratta dell’antica chiesa rupestre, con affreschi e ambienti che come tutta Matera, fanno vivere il turista nella vita dell’uomo di un tempo, capace di sopravvivere con semplicità nonostante le difficoltà, ossimori che fanno il vanto di Matera, capitale Europea della Cultura 2019.