A pochi giorni da un voto amministrativo di grande portata, quando le notizie della campagna elettorale e della cronaca politico-giudiziaria si fanno convulse, è possibile parlare degli amministratori locali in una chiave diversa? Per esempio quella dell’impegno dei cattolici? Forse vale la pena provarci proprio in questo momento. Con due avvertenze fondamentali: innanzitutto, la testimonianza cristiana non è mai riducibile a una questione di numeri e di etichette, anche in politica, dove pure con etichette e numeri bisogna inevitabilmente confrontarsi; in secondo luogo, pur volendosi limitare al solo laicato cattolico organizzato, si tratta di una realtà provvidenzialmente così varia e complessa che sarebbe irrealistica qualsiasi pretesa di esaustività. Fatta questa premessa,
qualche elemento utile di analisi può venire dalle esperienze di tre grandi organizzazioni popolari, diffuse e radicate sul territorio e con una particolare cura per il rapporto con gli aderenti che hanno deciso di impegnarsi nelle amministrazioni locali.
L’Azione cattolica italiana, per cominciare. “Ogni anno organizziamo con loro un incontro nazionale – racconta il presidente, Matteo Truffelli – ed è sempre un appuntamento molto atteso di condivisione e di confronto. Perché questo ci chiedono, di non sentirsi isolati, di sentirsi invece accompagnati attraverso luoghi di formazione, di riflessione comune sui temi che interessano la loro attività, che siano anche occasioni per mettersi in discussione. Ciò avviene non solo a livello nazionale, ma soprattutto a livello diocesano e regionale”. Truffelli tiene a sottolineare che questi momenti sono molto importanti anche per l’associazione: “Ci aiutano a non ragionare in astratto sui temi del vivere sociale, ma a situarli nella concretezza e nella complessità delle situazioni reali. E ci trasmettono anche la passione per questi temi”. Dunque uno scambio positivo, arricchente, al di fuori di qualsiasi collateralismo. “Quel che noi chiediamo ai nostri aderenti impegnati nelle amministrazioni locali – spiega il presidente dell’Aci – è
di impegnarsi nella costruzione di comunità inclusive, solidali, capaci di promuovere una vita buona e di prendersi cura delle persone, soprattutto di quelle più deboli”.
L’incontro nazionale di quest’anno non è stato ancora fissato, ma potrebbe svolgersi in autunno. Nell’ultimo incontro, quello del 2015 a Rimini, si è parlato molto di corruzione. “E’ un problema cruciale – osserva Truffelli – perché non si ci sono soltanto i singoli, vergognosi episodi di cui si viene a conoscenza. La corruzione è un cancro che mina alla radice il rapporto tra i cittadini e le amministrazioni, crea ingiustizie, impedisce alle aziende sane di lavorare, rende impossibile una buona tutela del territorio e sottrae risorse preziose alle politiche sociali”. Non ci sono dati precisi su quanti aderenti all’Aci siano impegnati nelle amministrazioni locali, ma Truffelli ricorda che agli incontri nazionali partecipano alcune centinaia di persone e il numero complessivo potrebbe verosimilmente essere superiore.
Numeri precisi, sia pure in via di completamento, arrivano invece dalle Acliche hanno in corso il terzo censimento degli amministratori aclisti. Su 65 province censite ad oggi, le persone coinvolte risultano 460, tra cui 73 sindaci. Numeri pubblicati sul sito della “Fondazione Achille Grandi per il bene comune”, nata per iniziativa delle Acli nel 2009. Un sito che è anche un’importante strumento di condivisione di contenuti e di proposte per chi opera nella concretezza del territorio, come spiega Roberto Rossini, presidente nazionale di recentissima elezione. Gli aclisti impegnati negli enti locali “ci chiedono competenze che li aiutino nella loro attività e le Acli hanno molto da dire sul lavoro, sulla formazione professionale, sul welfare, sul fisco, sull’immigrazione, su tutto il grande tema dei diritti sociali”. Il sito è uno strumento utile, ma è nelle province e nei circoli che si fanno, praticamente da sempre, incontri di formazione mirati. E a livello locale si gestisce anche la questione del consenso che naturalmente gli aclisti amministratori e candidati si attendono dalla società civile e dall’associazione in particolare. “Le Acli non sono collaterali a nessuno – puntualizza Rossini – e quindi non si schierano con alcun partito. Ma questo non impedisce di fare informazione sulle persone e di impegnarsi direttamente su alcune questioni oggi decisive in cui forte è il ruolo delle amministrazioni locali: dai servizi sociali al gioco d’azzardo, dalle politiche abitative all’accoglienza degli immigrati.
Agli amministratori aclisti chiediamo di operare sempre in una logica di bene comune, con una visione complessiva dei problemi anche a livello locale e con la capacità di guardare al futuro, perché lo sviluppo reale delle comunità richiede una prospettiva non di corto respiro. Allo stesso tempo c’è bisogno di costruire comunità resilienti, capaci di aiutare le persone e le famiglie a resistere alla crisi”.Per il Movimento cristiano lavoratori c’è una questione fondamentale da cui partire ed è la crisi della democrazia e della rappresentanza. Di qui un invito forte alla partecipazione, che nell’imminenza del voto diventa quasi un appello. “Noi cattolici dobbiamo reagire, non possiamo rassegnarci alla disaffezione verso la politica e verso la stessa partecipazione al voto che purtroppo c’è anche nel nostro mondo – afferma il presidente nazionale, Carlo Costalli – e
per ricreare le condizioni dell’impegno bisogna ripartire dalla concretezza delle periferie, del territorio, anche di chi è già impegnato nelle amministrazioni locali”.
Davanti ai 250 amministratori riuniti a Roma un mese fa per la Conferenza nazionale degli enti locali, Costalli ha parlato anche della necessità di non lasciare isolate le tante iniziative che pure fioriscono sul territorio.
“Dobbiamo fare rete, mettere insieme, costruire alleanze”,
ha detto concludendo i lavori. Nella prossime elezioni amministrative sono un centinaio i candidati che provengono dall’Mcl, “da Torino a Canicattì e non è una battuta”, precisa Costalli. Che poi aggiunge: “In questa tornata ho notato una grande attenzione per le formazioni civiche, che prima erano una prerogativa dei Comuni molto piccoli ma ora si stanno sviluppando anche in realtà di dimensioni più ampie. Comunque noi non ci schieriamo aprioristicamente su blocchi contrapposti, per noi contano le persone e i programmi”.