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Quel “ladrone” buono di Marco Pannella, di A. Ribeca

No! Pannella non è una ladrone, questo è chiaro. Anzi, tutt’altro! Però in questi giorni sui media è girata una sua lettera recentissima inviata a Papa Francesco che mi ha fatto pensare al ladrone buono del Vangelo.

Ma prima di tutto, quella lettera mi ha fatto pensare al cuore dell’uomo. Pannella si è rivolto al Papa affermando che ama il Vangelo e che vuole continuare a viverlo per difendere  gli ultimi. Vivere il Vangelo… Io e Pannella  siamo allora proprio così diversi? Mi chiedo. Tutti noi abbiamo bisogno di grandi testimoni che con la loro vita ci dicano che la carità, l’amore per gli ultimi, per gli indifesi, è ancora possibile. E’ possibile vivere per gli altri. Il cuore dell’uomo arde davanti alla carità. Il cuore dell’uomo ha bisogno di amare e di essere amato. Il cuore dell’uomo si stupisce di fronte all’amore, tanto più se è rivolto ai poveri tra i poveri. E Pannella ha riconosciuto nel Papa un uomo capace di questa testimonianza d’amore.

Ma non basta! C’è altro! Perché l’amore non è certo un comandamento e soprattutto anche chi non è cristiano sa amare. L’amore è dentro il cuore di ogni uomo. Ed è a questo punto che Pannella ci dà un grande insegnamento, concludendo la lettera con un post scriptum che è l’essenza della nostra fede e la sintesi del cuore dell’uomo che ultimamente è un cuore che domanda: “Ho preso in mano la croce che portava Mons. Romeo e non riesco a staccarmene”.

Non si è aggrappato agli articoli di legge che è riuscito a far scrivere al parlamento italiano, non si è aggrappato a una foto di qualche sua manifestazione di piazza, non si è aggrappato a un titolone di giornale per qualche suo successo politico. No! Si è aggrappato a una croce. Quasi a dire, sì, ho fatto tutte queste cose, ho fatto tante battaglie, ho difeso gli ultimi, ho lottato per tanti diritti, però tutto questo non mi salva, tutto questo non conta, tutto questo non è sufficiente: c’è altro! Non mi salvo da me. Ho vissuto come se la salvezza non esistesse, ma qui, ora, mi rendo conto che l’unica cosa che mi resta, l’ultima domanda è una domanda di salvezza e per salvarmi, devo afferrare qualcosa di più grande, che non sta nelle mie azioni, nel mio amare l’altro, ma sta in un crocifisso, sta in un Uomo. E’ Lui e soltanto Lui che può salvarmi! Tutto l’amore che ho dato non mi salva se non riconosco che è un Altro a salvarmi. Io umanamente non posso!

In questo mi sento simile a Lui, perché tutti i giorni afferro quella croce e non riesco a staccarmene. Se prego è per questo, perché mi sento inadeguato. E la mia preghiera cos’è se non un dire “Gesù, salvami”? Pregare non è altro che afferrare quella croce. Per questo lo paragono al buon ladrone che non ha afferrato la sua croce per salvarsi, ma quella di Cristo attraverso una richiesta: “ricordati di me”. Se c’è qualcuno che può salvarmi, è solo Lui. E anche se Pannella non ha detto “Salvami”, questo non lo so, con quel gesto e con quella lettera è come se lo avesse pronunciato.

Ed io spero che il Signore gli abbia detto: “oggi stesso sarai con me in Paradiso”. Perché se così non fosse, non saprei proprio come salvarmi.

Alessandro Ribeca: