Zenit di Salvatore Cernuzio
“Spezzare”: se stessi, la propria vita, il ‘pane’ ricevuto; e “spezzarsi”: per gli altri, per i poveri, gli emarginati, i discriminati, per i propri figli. Spezzarsi come quelle mamme e quei papà che oltre al pane hanno dimezzato anche il loro cuore pur di far “crescere bene” i propri bambini. O come quei “cittadini responsabili” che hanno rinunciato alla propria vita “per difendere la dignità di tutti”. O come tutti i santi e le sante di ogni tempo. Come Gesù Cristo.
L’omelia di Francesco per la Solennità del Corpus Domini, celebrata ieri sera sul sagrato di San Giovanni in Laterano, indica una direzione chiara, seppur non facile, ad ogni cristiano. Che, in sostanza, è quella indicata dal Figlio di Dio con le parole pronunciate durante l’Ultima Cena: «Fate questo in memoria di me».
Un comando con cui il Messia esorta “a ripetere il gesto con cui ha istituito il memoriale della sua Pasqua, mediante il quale ci ha donato il suo Corpo e il suo Sangue”, spiega il Papa. Questo gesto è giunto fino a noi: “è il ‘fare’ l’Eucaristia, che ha sempre Gesù come soggetto, ma si attua attraverso le nostre povere mani unte di Spirito Santo”.
È il “fare” che Gesù aveva chiesto ai discepoli davanti alle folle stanche e affamate per cui moltiplica i pani e i pesci. «Voi stessi date loro da mangiare», dice agli apostoli. Egli “voleva proprio questo: che, invece di congedare la folla, loro mettessero a disposizione quel poco che avevano”, rileva Francesco. E voleva anche che quei pezzi di pane, “spezzati dalle mani sante e venerabili del Signore”, passassero “nelle povere mani dei discepoli, i quali li distribuiscono alla gente”.
Proprio questo significa “fare” con Gesù. “È chiaro – aggiunge il Papa – che questo miracolo non vuole soltanto saziare la fame di un giorno, ma è segno di ciò che Cristo intende compiere per la salvezza di tutta l’umanità donando la sua carne e il suo sangue”. Tuttavia bisogna sempre passare attraverso quei due piccoli gesti: “Offrire i pochi pani e pesci che abbiamo; ricevere il pane spezzato dalle mani di Gesù e distribuirlo a tutti”.
“Spezzare” è la parola chiave, perché – sottolinea il Pontefice – spiega il senso del comando di Cristo, il quale “si è spezzato, si spezza per noi. E ci chiede di darci, di spezzarci per gli altri”. È, cioè, “l’Eucaristia, che diventa fin dall’inizio il centro e la forma della vita della Chiesa”.
Questo ‘spezzare il pane’ è divenuto infatti “l’icona”, “il segno di riconoscimento di Cristo e dei cristiani” sottolinea il Papa. Basti pensare a tutti i santi e le sante, “famosi o anonimi”, che “hanno ‘spezzato’ sé stessi, la propria vita, per ‘dare da mangiare’ ai fratelli”.
E si possono dimenticare le testimonianze offerte da tante famiglie? “Quante mamme, quanti papà, insieme con il pane quotidiano, tagliato sulla mensa di casa, hanno spezzato il loro cuore per far crescere i figli, e farli crescere bene!”, esclama Bergoglio. “Quanti cristiani, come cittadini responsabili, hanno spezzato la propria vita per difendere la dignità di tutti, specialmente dei più poveri, emarginati e discriminati!”.
Papa Francesco si stringe intorno a tutti costoro e li erge a modello di vita cristiana. “Dove trovano la forza per fare tutto questo?”, domanda. “Proprio nell’Eucaristia: nella potenza d’amore del Signore risorto, che anche oggi spezza il pane per noi e ripete: ‘Fate questo in memoria di me’”.
Allora il gesto della processione eucaristica, che tradizionalmente si compie nella Solennità del Corpus Domini fino alla Basilica di Santa Maria Maggiore, vuole essere “una risposta” a questo mandato di Gesù. “Un gesto – conclude il Santo Padre – per fare memoria di Lui; un gesto per dare da mangiare alla folla di oggi; un gesto per spezzare la nostra fede e la nostra vita come segno dell’amore di Cristo per questa città e per il mondo intero”.